Per l'esperto di Amundi SGR la situazione è diversa dal caso Brexit ed è probabile che i prezzi anticipino una vittoria del No, riducendo lo choc. Attenzione poi alla prossima riunione della Bce.
In un botta e risposta continuo tra analisti, gestori e professionisti del settore, anche per Amundi SGR questa settimana è da tenere particolarmente sott’occhio. Il referendum costituzionale si avvicina, il fronte del No è in vantaggio (anche se rimangono in dubbio i voti degli italiani residenti all’estero che potrebbero ridimensionare i sondaggi) e i mercati negli ultimi giorni si mostrano già incerti. Per Sergio Bertoncini, strategy and economic research della società di gestione “in una certa misura, il rialzo recente dello spread dei BTP indica che il mercato sta già scontando una maggiore probabilità della vittoria dei No. Da questo punto di vista, la situazione sembra diversa da quanto accaduto nell'altra recente consultazione elettorale: nel referendum britannico i sondaggi indicavano il vantaggio dei sostenitori di una permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea sui sostenitori della Brexit: nel caso di una vittoria del Sì, e quindi nel caso in cui i sondaggi si fossero sbagliati ancora una volta, come accaduto di recente negli Usa, il risultato a sorpresa favorirebbe probabilmente una ripresa dei mercati italiani rispetto ai livelli attuali e a quelli che verranno raggiunti appena prima del referendum. Inoltre, il rialzo dello spread dei BTP decennali e degli spread in altri Paesi della zona Euro riflette anche l'effetto Trump sui rendimenti obbligazionari in un contesto in cui regnano ancora le incertezze riguardo a quello che sarà l'atteggiamento della Bce riguardo a un'estensione del programma di acquisti delle attività”.
L’attenzione insomma dovrebbe concentrarsi, secondo l’esperto, anche sulla prossima riunione presieduta da Mario Dragi, quattro giorni dopo il referendum, per capire cosa accadrà a breve termine. Probabilmente la Bce estenderà il suo programma d’acquisto di debito e questo dovrebbe favorire i titoli finanziari. Ma è tutto da vedere. “Nei prossimi giorni, i mercati italiani continueranno probabilmente ad avvertire le pressioni dovute al crescente clima d'incertezza. Tuttavia, è probabile che da qui al prossimo venerdì i prezzi anticipino ampiamente una vittoria del No al referendum, riducendo così lo choc potenziale del risultato di lunedì 5”, continua Bertoncini.
Che poi si sofferma su una più ampia analisi politica sul post 4 dicembre: “visto il contesto attuale (avanzata dei movimenti populisti, situazione economica ecc.), è certamente possibile la vittoria di coloro che si oppongono alla proposta di modifica della costituzione italiana. Matteo Renzi ha ancora discrete possibilità di rimanere in sella, ma dovrà ottenere un voto favorevole al referendum (è ancora possibile una vittoria di stretta misura del SÍ) oppure incassare una sconfitta ‘onorevole’. In caso di un'ampia vittoria del No, dovrà probabilmente dare le dimissioni da presidente del Consiglio. Tuttavia bisogna fare attenzione: la vera posta in gioco per l'Italia non è tanto il referendum (nel caso peggiore si avrà un governo di coalizione o un governo tecnico), ma una legge elettorale che rischia di trasformare l'intero paesaggio politico in un'unica elezione (nel febbraio 2018 o prima, nel caso di elezioni anticipate), e ciò rappresenterebbe un grosso cambiamento dopo cinque anni di stabilità politica”.