La società, che nel 2020 ha avviato un’operazione per accelerare la crescita nel segmento ETF, per i prossimi mesi punta ad ampliare l’offerta passiva seguendo i trend di mercato.
Gestione attiva e passiva non sono più in competizione, o forse non lo sono mai state. Diversi strumenti servono a intercettare diverse opportunità sul mercato e la velocità del veicolo ETF va oggi a lavorare di concerto al tradizionale fondo con team di gestione attivo. Per questa ragione verso la metà del 2020 HSBC Asset Management avvia un’operazione di accelerazione della crescita nell’ambito del mercato degli ETF. “All'epoca avevamo una gamma più ristretta di prodotti, limitata alla componente azionaria cosiddetta market cap weighted”, spiega Stefano Caleffi, head of Southern Europe ETF di HSBC Asset Management. Questo piano si poneva come priorità il presidio della distribuzione ETF sul mercato italiano attraverso la costruzione di un canale distributivo dedicato e l’implementazione di una gamma di ETF molto più ampia (da 24 nel 2020 a 43 nel 2023). “All'inizio di questa fase abbiamo lanciato strategie sostenibili, prodotti tematici, ETF fattoriali e siamo entrati nel segmento dell’obbligazionario”, prosegue Caleffi. Una volta garantita l’offerta di questi prodotti core, l’idea è ora quella di ampliare l’offerta rendendola più diversificata e dare agli investitori maggiore granularità. “Nel corso dei prossimi mesi la priorità sarà seguire i trend di mercato”, in tre ambiti in particolare. “La componente obbligazionaria, non nuova nel segmento ETF, ma che continua ad offrire un alto potenziale”, specie in questo contesto macro economico. “La componente tematica, poi, perchè è un universo in continua evoluzione, specie lato tecnologia. Infine, la componente fattoriale, richiesta da un numero sempre più significativo di investitori”.
Sostenibilità
La flessibilità per gli investitori vuol dire anche poter diversificare dal punto di vista geografico e essere focalizzati anche sui temi ESG. “Il tema della sostenibilità anche grazie alla normativa è diventato un punto di riferimento per l’industria, anche se all’interno delle singole realtà le view di investimento determinano un’asset class piuttosto che un'altra, determinati settori o paesi”, continua Caleffi. Quindi no, l’interesse per i fattori ESG non è diminuito anche se i flussi danno segni di rallentamento. “Il regolatore ha aiutato a dare maggiore chiarezza agli obiettivi e ai criteri che emittenti e distributori dovevano porsi, ma se gli investitori hanno risposto con entusiasmo è perché il trend è destinato a durare”, aggiunge Caleffi.
Un mito da sfatare, come anticipato, è quello della presunta competizione tra gestione attiva e passiva. “I due trend non sono in contrapposizione, anzi convivono in maniera simbiotica. Il veicolo ETF permette una maggiore immediatezza negli investimenti, perché facilmente accessibile e liquidabile. C’è poi la varietà dell’offerta che consente agli investitori di assumere posizioni molto specifiche su determinati settori o aree geografiche o segmenti della curva del reddito fisso”. Questo però non toglie la rilevanza della gestione attiva nella creazione di alpha.
Un trend per il 2024? Rimane il reddito fisso. “Bonds are back. Le cedole attuali hanno risvegliato l’interesse degli investitori e l’offerta non può che adeguarsi”.