Chetouane (Natixis IM): "Vediamo ancora spazio di crescita per l’equity"

Mabrouk Chetouane_profilo

Se è vero che l’inflazione continua a far interrogare gli esperti, a livello globale potrebbe non rappresentare più un problema tanto fondamentale quanto invece è stato negli anni appena trascorsi. "Come noto, la parte core dell’inflazione è quella sulla quale si soffermano ancora le Banche centrali per prendere le loro decisioni in fatto di politica monetaria, e lo hanno fatto tanto la Fed quanto la Bce negli scorsi giorni. A mio dire però, la componente più vischiosa rimane quella relativa ai servizi e tagliare i tassi in questo momento potrebbe essere un segnale negativo per i mercati", spiega Mabrouk Chetouane, head of Global Market Strategy di Natixis IM Solutions.

Secondo l'esperto, oltre all'inflazione, per comprendere l'andamento attuale del mercato, bisogna tenere in considerazione altri due indicatori come il mercato del lavoro e la crescita che "dovrebbero proseguire a essere robusti fino alla fine del 2024", commenta a FundsPeople in occasione del Natixis IM Thought Leadership Summit 2024 organizzato a Parigi dalla società.

Inoltre, Chetouane si dice in disaccordo con uno dei mantra ripetuti lo scorso anno e che prevedeva il ritorno dei bond sulla scena. “Non dico che non ci sia nulla da fare di interessante in questo mercato, ma credo sia ancora troppo presto per valutarlo come una opportunità”. Anche in questo spazio, però, ci sono delle eccezioni da considerare. "Quello che facciamo al momento è valutare positivamente i bond italiani, rispetto a quelli tedeschi, guardando proprio ai livelli di spread; la volatilità rimane ancora elevata in questa asset class, per questo ci indirizziamo con interesse ai Btp e abbiamo deciso di iniziare a comprarne alla fine di febbraio”, spiega.

Settori e geografia dell’asset allocation

Tra i settori che l’esperto cita come interessanti in questa fase di mercato figura la tecnologia. "È innegabile che quando si analizzano le valutazioni della tecnologia per alcuni titoli, come ad esempio NVIDIA, queste rimangono alte ma noi le acquistiamo con le aspettative dei ricavi e, se valutate in quest'ottica, non lo sono davvero come potrebbero apparire. Ci soffermiamo anche sul prezzo che rimane un dato ancora molto interessante; il settore tech rappresenta la promessa di vedere ricavi in crescita lungo un arco temporale", sostiene il professionista di Natixis IM. Dall'altra parte, il settore value rimane ancora troppo rischioso dal punto di vista della volatilità, "il timing nel mercato è la parte  più importante e, al contempo, la più difficile da valutare", mette in guardia.

Continuando a passare in rassegna i settori d'interesse, compare anche quello bancario. "Abbiamo aumentato la nostra esposizione al mercato italiano perché siamo interessati al settore finanziario e, come noto, in Italia le banche sono ancora molto forti". Infine, un altro spazio di interesse è quello dell'healtcare "poiché qui riusciamo ad avere una maggiore visibilità sulle evoluzioni future del comparto", dice.

Un esempio calzante in questo senso è rappresentato dall'azionario indiano, “ci piace molto nonostante, al momento, sia probabilmente il più costoso se valutato all'interno dell'universo emergente ma se ci soffermiamo sulle performance queste rimangono le migliori perché questo mercato riesce a sintetizzare due degli elementi fondamentali che citavo prima: la crescita combinata alla tecnologia”.

Continuando a dare uno sguardo alle preferenze geografiche, l’esperto si dice interessato anche agli Stati Uniti e al Giappone. "Per quest'ultimo abbiamo iniziato a mettere dei titoli in portafoglio dallo scorso anno e l'intento è quello di continuare ad aumentare l'esposizione. Infatti, qui lo stock market è stato sostenuto da settori quali la tecnologia, i consumi e il bancario". Su questa scia, un cenno va fatto alla decisione degli scorsi giorni della Bank of Japan che ha dato l'addio alla politica dei tassi d'interesse negativi, al controllo della curva dei rendimenti e all'allentamento quantitativo e qualitativo, segnando la fine di un'epoca di straordinario allentamento monetario. Una decisione, dopo 17 anni, che Chetouane definisce come "normalizzazione del mercato obbligazionario" e che offre nuove opportunità agli investitori dopo l'abbandonando di questo sistema disinflazionistico.

Un ultima menzione fatta dal professionista è quella all'azionario cinese. "In questo spazio le performance possono essere spiegate alla luce di alcune misure prese dal governo e che spingerebbero gli investitori all’acquisto, ma quando si guarda nel dettaglio ai flussi che vanno verso il mercato cinese non ci sono cambiamenti significativi che potrebbero indirizzare gli investitori stranieri, spaventati da quanto di imponderabile può succedere lì. Infatti, quando si parla di rischi geopolitici, credo che questi provengano proprio dalla Cina più che dagli Stati Uniti o dalla Russia", conclude.