I bond sembrano essere i protagonisti del 2023, brillando in un contesto economico che resta incerto. Nella prima parte della tavola rotonda sul credito globale si è parlato di prospettive sull'asset class.
Per accedere a questo contenuto
I bond sembrano essere i protagonisti del 2023, brillando in un contesto economico che resta incerto. Nella prima parte della tavola rotonda sul credito globale si è parlato di prospettive sull'asset class.
Per accedere a questo contenuto
Lasciata alle spalle la breve accelerazione del primo semestre, si prospetta uno contesto macro più incerto, con crescenti rischi al ribasso. La stabilità dei mercati del lavoro e la diminuzione dei costi delle materie prime nella prima metà dell’anno, infatti, sembrano destinate a essere sostituite da un rallentamento derivante dagli effetti soprattutto delle politiche monetarie più restrittive e delle tensioni sul fronte bancario. A differenza dell'anno scorso, quando l'inflazione era uniformemente persistente con sorprese al rialzo, sta iniziando a divergere tra diverse nazioni e settori. Anche se alcune istituzioni stiano facendo progressi verso la riduzione dell'inflazione, BCE, FED e le altre banche centrali devono ancora affrontare una sfida complessa. In questo contesto a livello di asset allocation senz'altro il comparto obbligazionario, sia lato governativo, sia lato corporate, sia lato bancario continua a offrire opportunità piuttosto interessanti. I bond sembrano essere i veri protagonisti degli investimenti del 2023, offrendo rendimenti ben al di sopra del loro rendimento tradizionale. Verso quali strumenti nello specifico è più vantaggioso orientarsi? In che modo analizzare l’andamento dell’asset class per non concentrarsi semplicemente sul trend di breve periodo? Se ne è discusso nella prima parte della tavola rotonda dedicata al credito globale.
I commenti si riferiscono al contesto del 30 maggio 2023.
Considerate le prospettive economiche incerte, gli investitori tornano a trovare attrattiva un’asset class che offre reddito, relativa sicurezza del capitale e una potenziale diversificazione rispetto alle partecipazioni azionarie. Sembra una tendenza destinata a andare avanti ancora a lungo. “Ci aspettiamo un’evoluzione favorevole delle due forze contrastanti che in questo momento dominano i mercati, ovvero l’elevata inflazione, che prosegue ormai da metà 2021 e il rallentamento economico, che di fatto è stato innescato dalle banche centrali mediante una serie di rialzi dei tassi senza precedenti nella storia dei mercati finanziari. Gli ultimi dati economici sembrano confermare questa visione”, spiega Paolo Biamino, head of client Advisory, Rete CF, CheBanca!. L’inflazione, secondo Biamino, “appare in via di moderazione: gli indici generali dei prezzi registrano un rallentamento significativo e l’economia segna una marcata decelerazione in Europa e negli Stati Uniti, infatti non si percepisce il rischio della pesante recessione ipotizzata solo pochi mesi fa. Questo contesto porta a trarre tre conclusioni”. Secondo l’esperto “la prima è che vale di nuovo la pena allungare la duration dei portafogli, dato che, grazie ai tassi di interesse positivi, le obbligazioni tornano a svolgere la loro tradizionale funzione di diversificazione, in un clima di avversione al rischio. Il secondo aspetto è che, malgrado il rallentamento dell’economia, i corporate bond di alta qualità offrono ancora buone occasioni e spread creditizi superiori alla media a lungo termine. Il terzo elemento è che, dopo tanto tempo, gli investitori possono tornare a prendere in considerazione su scala globale le emissioni di alta qualità governative o societarie, che almeno in Europa erano trascurate da tempo. Ciò accade perché probabilmente i cicli dei tassi di interesse non saranno coordinati e quindi le politiche monetarie seguiranno andamenti diversi nelle varie regioni”.
1/3Ad essere convinto del contesto particolarmente propizio per questa asset class è anche Francesco Rossi, Lead Portfolio Manager, Bond & Total Return, Euromobiliare Advisory SIM. “Probabilmente gli investitori del credito globale andranno incontro a un contesto molto più favorevole nei prossimi mesi. Da un lato, si sono registrate per due anni performance molto negative, con i livelli dei rendimenti che hanno subito forti riduzioni. Il 2022 è stato tra gli anni più neri nella storia dei mercati creditizi; ma anche il 2021 è stato un anno negativo, con il Global Aggregate che ha chiuso a -5%: un risultato sconfortante”, sottolinea l’esperto. L’indice aveva registrato a gennaio 2023 la sua miglior performance in oltre 30 anni di storia (fonte: Bloomberg). Per Rossi “l’altro motivo di ottimismo è legato alla tenuta dei fondamentali del credito: non stanno migliorando, ma partono da livelli piuttosto robusti. I bilanci aziendali, i margini e la leva finanziaria non registrano progressi o addirittura sono in leggero deterioramento, ma le aziende sembrano in grado di tollerare una moderata decelerazione della congiuntura. Un elemento sfavorevole è l’aumento dei costi medi di finanziamento delle imprese, ma anche su questo fronte ci vorrà ancora almeno un anno e mezzo per riportare i costi di finanziamento delle società europee ai livelli del 2015, dunque la situazione è gestibile”. All’orizzonte restano comunque diverse nubi di incertezza: “Un elemento da non trascurare, invece, è l’incertezza sulle prospettive di inflazione. Su questo fronte serve cautela, per questo tendiamo a privilegiare i titoli a breve termine, per mantenere flessibilità e avere spazio di manovra in caso di sorprese negative sul fronte degli indici. Si potrebbe verificare un rapido deterioramento del contesto economico, che offrirebbe buone opportunità in termini di picchi di volatilità e, di conseguenza, di acquisto di titoli con rendimenti interessanti”, conclude Rossi.
2/3I mercati obbligazionari hanno fatto molta strada in 18 mesi. Nel 2022 erano comprensibilmente poco apprezzati, vista la stretta monetaria che aveva portato a un forte aumento dei rendimenti e a un calo dei prezzi delle obbligazioni. Oggi il sentiment verso le obbligazioni è molto diverso e i flussi globali verso il reddito fisso sono saldamente in territorio positivo. “Scorrendo lo spettro qualitativo si nota che il rendimento medio delle obbligazioni societarie globali investment grade offra il 5,1% e quello delle obbligazioni high yield (sub-investment grade) offra il 9,0%, come rappresentato dall'ICE BofA Global Corporate Index e dall'ICE BofA Global High Yield Index”, commenta Oliver Boulind, Head of Global Credit Global Asset Management, HSBC Asset Management. “Con le prospettive economiche incerte, gli investitori tornano a trovare attrattiva un’asset class che offre reddito, relativa sicurezza del capitale e una potenziale diversificazione rispetto alle partecipazioni azionarie. Prevediamo che questa tendenza continui”, prosegue l’esperto secondo cui “buona parte del ribasso delle quotazioni può dirsi ormai alle nostre spalle. Inoltre, gli spread sono ampiamente superiori alla media storica”. Secondo Boulind, tuttavia, la grande sfida per il credito è rappresentata dalle probabilità di recessione. “La Germania è entrata in recessione tecnica, ma ciò che conta è che i fondamentali restano molto solidi. Su scala globale, le condizioni del mercato del credito sono molto più robuste che in passato. Inoltre, occorre cautela nei confronti delle emissioni bancarie: sulla carta sembrano di ottima qualità, ma come abbiamo visto nel caso delle banche regionali statunitensi e di Credit Suisse i fondamentali non sono tutto. Ad ogni modo, il quadro è positivo”, ricorda Boulind. La preoccupazione maggiore, tuttavia, “è legata all’andamento dell’inflazione: bisognerà vedere fino a che punto le banche centrali alzeranno i tassi di interesse e gli investitori saranno disposti ad accettare ulteriori interventi restrittivi o la volatilità causata da decisioni inaspettate. Riteniamo che nel breve termine i mercati del credito vadano incontro a una volatilità altalenante. Un altro importante fattore di rischio da non trascurare nel breve periodo è la fuoriuscita di liquidità dal mercato. Nel complesso, però, il credito globale offre un elevato carry, la maggior parte dei ribassi si è ormai conclusa e le prospettive di performance relativa ci sembrano favorevoli”, sottolinea il manager.
3/3