Lo rivela un’indagine di Goldman Sachs AM che ha raccolto il parere di oltre 120 gestori di fondi pensione a prestazione definita con sede in Europa.
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Debito investment grade e private credit. Sono queste le asset class su cui puntano i fondi pensione europei a prestazione definita nel 2024. È quanto emerge dalla prima edizione dell’“European Pension Survey: Finding Opportunity in Uncertain Markets” di Goldman Sachs Asset Management. Secondo i gestori, le due classi di attivi dovrebbero generare i maggiori rendimenti corretti per il rischio, con nove intervistati su 10 che prevedono di aumentare o mantenere le loro allocation.
L’indagine ha raccolto il parere di 126 dirigenti e manager di fondi pensione a prestazione definita (DB) con sede in Europa in merito alle opportunità e alle sfide che i fondi pensione devono affrontare, insieme alle prospettive per gli investitori istituzionali nei mercati pubblici e privati. Per quanto riguarda in particolare il private credit, quasi sette gestori su dieci (68%) ritengono che questo segmento presenti le potenzialità per un aumento dei rendimenti senza un corrispondente incremento della volatilità, mentre due terzi degli intervistati (65%) intendono investire in questa asset class nei prossimi tre-cinque anni.
Dai risultati emerge anche un cauto ottimismo per quest’anno, con il 59% degli intervistati che afferma che il contesto di investimento è migliorato. Per quanto riguarda le fonti di incertezza dello scenario, i rischi geopolitici rappresentano la principale fonte di incertezza. Oltre il 70% dei fondi pensione ritiene che le tensioni geopolitiche e gli eventi di carattere politico rappresentino il rischio maggiore per i propri portafogli. Sul fronte normativo, i requisiti di disclosure previsti dalla Sustainable Finance Disclosure Regulation (58%) e gli imminenti obblighi in materia di stress-test climatici (55%) sono stati citati come gli elementi più difficili da attuare secondo gli intervistati.
Cash is king
Il miglioramento dei funding ratio ha subito un’accelerazione negli ultimi due anni, con il funding ratio aggregato che attualmente si attesta al 120% per l’Europa e al livello record del 134% per il Regno Unito. Di conseguenza, i gestori dei fondi pensione si stanno focalizzando maggiormente sulla gestione della liquidità e sulla riduzione del rischio.
Secondo l’indagine, i fondi pensione meglio finanziati stanno allocando una quota nettamente maggiore in liquidità e una minore in titoli azionari dei mercati sviluppati. I fondi con sede nel Regno Unito, in particolare, sono uno dei principali driver dello spostamento verso questa asset class, con tutti gli intervistati basati in questo mercato che hanno aumentato o mantenuto invariata la loro allocation. Per quanto riguarda le azioni dei mercati sviluppati, nessun intervistato del Regno Unito ha in programma di incrementare la propria allocation, mentre il 38% intende ridurla.
La sostenibilità si conferma centrale
I risultati del sondaggio evidenziano anche la misura in cui gli investimenti sostenibili sono diventati parte integrante dei fondi pensione europei: l’87% degli intervistati li considera un fattore fondamentale o importante del proprio processo decisionale e quasi due terzi (63%) destinano oltre il 10% del proprio portafoglio a investimenti sostenibili. Inoltre, la maggior parte degli intervistati (84%) ritiene che l’integrazione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento possa contribuire a ridurre i rischi di lungo periodo, e più della metà afferma che questo approccio possa generare alpha.
Gestione in delega
In un contesto caratterizzato da requisiti di compliance sempre più complessi, costi crescenti e mercati contraddistinti da incertezza, l’outsourcing della gestione degli investimenti è uno strumento di grande importanza per i fondi pensione. Con sette intervistati su 10 che hanno esternalizzato alcuni o la totalità dei loro portafogli, i risultati della survey sottolineano come i fondi pensione europei a prestazione definita siano dipendenti dalla gestione in delega.