Il tema dell’integrazione sostenibile nell’analisi quantitativa e qualitativa dei fondi di investimento è stato al centro della tavola rotonda moderata da FundsPeople in occasione dell’evento organizzato a Varignana da Itinerari Previdenziali.
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Un tema che attraversa in maniera trasversale la gestione del risparmio e, alla base, la stessa selezione degli strumenti di investimento. La sostenibilità è ormai una componente inderogabile dell’attività “quotidiana” dei fund selector, attivata dalle esigenze del mercato e dalle indicazioni di una normativa sempre più stringente. A questo si affiancano tutta una serie di elementi che fanno dell’investimento ESG un requisito indispensabile per il posizionamento in ottica futura. Si pensi al tema dei megatrend, ampiamente citato da Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, anche (e non soltanto) in occasione dell’evento che si è tenuto a Varignana (Bologna) a metà marzo e di cui FundsPeople è stata media partner.
Integrazione ESG
Come si integrano i criteri ESG nel processo di selezione dei fondi è stato, dunque, il filo conduttore della tavola rotonda moderata da FundsPeople in cui è emerso, fin da subito l’elemento della complessità che già attraversa l’analisi quantitativa e qualitativa “anche per un incremento della complessità dei prodotti stessi in funzione dell’evoluzione del mercato; il che evidenza anche una positiva vitalità del settore”. A dirlo è Ilaria D’Ascenzio, head of strategy, fund & sustainability, BNL BNP Paribas che ricorda come all’analisi tradizionale, adesso sia necessario e opportuno affiancare “l’analisi quanti-qualitativa sostenibile”. Su questo punto, sottolinea, si presenta un nuovo elemento, “in quanto ogni asset manager ha una sua identità sostenibile”. L’analisi ESG, dunque, non può prescindere dal tema dell’identità. Tuttavia, sotto il profilo quantitativo un altro fattore di attenzione è rappresentato dai dati, “molte volte non sufficienti e, spesso, non allineati tra loro, a seconda del filtro stabilito dal data provider”. Il tutto si riflette nel passaggio al cliente “come collocatori, la Mifid verde ci impone di chiedere al cliente quanto vuole essere sostenibile e quanta tassonomia vuole all’interno dei portafogli”. Il “quanto”, rimarca D’Ascenzio, è l’elemento cruciale del prossimo futuro. “Il vero tema è capire come rendere ulteriormente concreta la sostenibilità: il cliente vuole combinare la performance finanziaria con gli aspetti sostenibili, e per creare una performance ESG sono necessari numeri, materialità e concretezza”.
Focus sulle assicurazioni
Gli elementi portati all’attenzione da D’Ascenzio trovano sponda nell’intervento di Luigi Di Martino, asset specialist fondi e fund selector rami I, III e VI, Intesa Sanpaolo Vita che approfondisce il tema con un focus preciso sull’attività di selezione in ambito assicurativo. Di Martino ricorda come la sostenibilità sia un elemento ormai imprescindibile sia nella selezione di fondi ed emittenti “per la costruzione dei portafogli in ambito ramo I e gestioni separate”, ma anche nell’attività di fund selection “per la definizione delle buy list nei prodotti multiramo con fondi esterni”. All’interno della società, specifica l’esperto, “abbiamo definito una policy ESG con elementi che vanno di pari passo con la normativa implementata dal regolatore” e ricorda come nell’evoluzione della selezione “la due diligence qualitativa stia guadagnando un peso sempre più centrale”. La base di partenza è l’universo di investimento determinato dalla compliance agli articoli 8 e 9 SFDR (in sporadici casi anche l’articolo 6) tuttavia, Di Martino parla di una “evoluzione della due diligence” con l’implementazione di un questionario ad hoc che consenta “una valutazione più approfondita dell'approccio che le stesse fund house o gli stessi portfolio manager hanno alla sostenibilità”.
L’impatto sulle diverse entità
Diversa la visione di una società di dimensioni minori, come sottolinea fin da subito Marco Gavioli, responsabile gestioni patrimoniali, Cassa di Ravenna che ricorda come l’impatto della normativa europea (nello specifico di SFDR) sia stato rilevante per un team composto da quattro elementi impegnato non soltanto nella selezione ma anche nella gestione patrimoniale. “A oggi applichiamo la selezione ESG affidandoci ai fondi compliant con il Regolamento UE e, al contempo, siamo al lavoro per la creazione di uno scoring ESG interno”. Tuttavia la complessità citata in precedenza assume un altro aspetto: “SFDR ha dato delle indicazioni ‘alte’ e la mancanza di dettaglio ha determinato la necessità di rivolgersi ad advisor esterni che hanno incrementato molto i costi”. A questa si collega anche un'altra difficoltà, ossia il tema dei dati, e anche in questo caso l’accesso principale per una piccola realtà avviene attraverso i data provider. Certo è che nel tempo, “sono nati altri operatori, che hanno aumentato la concorrenza e determinato un sensibile abbassamento dei costi”. Anche Gavioli cita poi la difficoltà del trasferimento dei concetti legati agli ESG al cliente finale e sottolinea l’elevata “discrezionalità” lato gestori: “Quando c’è troppa discrezionalità il cliente non è in grado di comparare i prodotti, e se non c’è una base comune non c'è neanche un'eccellenza della sostenibilità”. Il punto che rimarca l'esperto, è legato anche al "livello comunicativo adottato dall'industria su suggerimento della normativa, che è complicato da decifrare per il cliente". Da qui la necessità da un lato di "accrescere la cultura ESG dell'investitore da un lato" e dall'altro di "semplificare il livello comunicativo".
Dati e controversie
Il tema dei data provider è molto sentito anche da Federico Mondonico, portfolio manager & sustainable investment specialist, BCC Risparmio&Previdenza, che riporta come l’assenza di omogeneità renda “le valutazioni dei provider non sufficienti per un’analisi completa dei fondi di investimento”. Mondonico riconosce che con l’implementazione della normativa si vada sempre più in direzione di una matrice comune a cui devono adattarsi anche i data provider, ma ammette che “per avere output robusti sarà necessario un po' di tempo”. Per questo motivo BCC R&P ha creato una “pagella qualitativa” che va ad analizzare l’integrazione della sostenibilità a molteplici livelli nell’ambito del processo di investimento, “la presenza di un analista ESG dedicato all’interno del team, ad esempio, ma anche la possibilità di discernere fra i differenti aspetti settoriali (se si analizzano i titoli di una compagnia aerea interessano di più le emissioni di CO2)”. Per questo motivo, continua “abbiamo creato uno scoring proprietario anche per l'analisi societaria”. Altri due aspetti importanti sottolineati da Mondonico sono quello relativo all’engagement e il tema delle controversie. “In questo caso il data provider ha una centralità maggiore, data dalla presenza di un importante bacino di dati che consente di analizzare eventuali criticità”. In questo caso, il lavoro portato avanti dall’Europa in tema di regolamentazione ESG diventa nodale. “La Tassonomia è partita in ambito green anche per una maggiore facilità nel reperimento e nella misurazione dei dati – conclude l’esperto –. L'aspetto social sarà l'altro obiettivo di medio lungo termine che, probabilmente, si rivelerà ancora più dirompente”.