Gli istituzionali si attrezzano per “navigare la complessità”

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Un decennio unico, incerto e turbolento. È la definizione degli ultimi due lustri che dà il World Economic Forum nel Global Risk Report, richiamata da Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali in apertura del XVIII Convegno di Primavera che si è tenuto lo scorso 20 marzo presso la sede di Cassa Geometri a Roma. Un decennio caratterizzato, in particolare, da una forte volatilità finanziaria. “Dopo anni di alti e bassi”, afferma Brambilla, “il 2023 ha visto un recupero dei listini azionari, proseguito anche nei primi mesi del 2024 in scia alle aspettative su un possibile taglio dei tassi di interesse già nei prossimi mesi nonostante la cautela delle banche centrali”. Un tema chiave, quello dei mercati, che Gianluca Ansalone, docente di Geopolitica e Strategia Università di Roma Tor Vergata e Campus Biomedico di Roma richiama nella sua analisi del contesto internazionale. “La domanda che mi sento rivolgere più spesso in questo periodo è: perché i mercati continuano a battere i record nonostante la situazione di incertezza?”. Le risposte addotte dal docente sono due: “Da un lato i mercati hanno imparato a lavorare sul breve termine, a ‘navigare la complessità’”, afferma. La seconda motivazione è di ordine geopolitico, legata a quelli che Ansalone chiama ‘fattori di mitigazione’, che rimandano all’assenza di un conflitto “diretto” tra Stati Uniti e Russia, tra Israele e Iran, e tra Stati Uniti e Cina. “In tal caso – dice – i rapporti hanno raggiunto un ‘pavimento comune’”, ossia uno stato di equilibrio oltre al quale non si può andare “pena: la distruzione reciproca”. Tuttavia Ansalone afferma che la situazione “potrebbe cambiare nel breve”.

Affrontare il rischio

Le incognite legate alle numerose elezioni del 2024, con quelle, centrali, in Europa e negli Stati Uniti, impattano sull’azione degli investitori istituzionali, che lavorano sul lungo periodo, ma affrontano (in particolare con il posizionamento tattico) i rischi di breve. Navigano la complessità, insomma. “L’asset class equity rappresenta il motore fondamentale del nostro portafoglio, circa il 60-65%”, afferma Matteo Bordone Molini, direzione finanza Fondazione Compagnia di San Paolo indicando come l’azionario sia la classe di attività in cui “i macrotrend sono espressi e trovano risposta”. Quello che cerchiamo di fare, afferma, “non è avere un approccio top down sui vari trend, perché non ci sentiamo di identificare quali saranno effettivamente i business model che li coglieranno al meglio, ma un approccio più tradizionale, bottom up, identificando le migliori opportunità di investimento e i migliori gestori in grado di coglierle”. Si focalizza non tanto sugli investimenti quanto sull’identificazione dei rischi la riflessione di Danilo Giuliani vicedirettore e dirigente funzione finanza EPPI, che indica come l'Ente abbia adottato “un approccio basato su tre pilastri”. In primis il processo di investimento in cui si intende “cogliere i trend di mercato” attraverso un’analisi dello scenario “rinnovata ogni anno solare”. Segue la “figura dell’advisor”, centrale nel processo di “comprensione dei mercati”. Infine Giuliani cita il ruolo della banca depositaria, che definisce come “strumento principale nell’efficientamento dei costi”.

Un elemento di attenzione molto forte è dunque quello legato al rischio. Libero Giunta responsabile funzione finanza Fondo Cometa richiama anche la “velocità con cui sono cambiati i paradigmi”. Il riferimento è al passaggio repentino da anni di tassi negativi “a una marea improvvisa e non preannunciata che ha portato a un’inflazione a doppia cifra”. Le considerazioni di Cometa, in tal senso, impongono una certa flessibilità “per rispondere a mutamenti di breve periodo con una visione chiara di lungo periodo, che permetta di partecipare anche alle opportunità offerte dai megatrend”. Di opinione simile Andrea Laruccia, direttore generale Fondo Pensione per il Personale delle Aziende del Gruppo UniCredit, che ricorda come i “nuovi rischi” non vadano a sostituire i precedenti ma si innestino “in un quadro già di per sé preoccupante”. Quindi il ruolo del fondo pensione è “curare l’asset allocation in modo da posizionarci per non essere troppo esposti a questi rischi”, e Laruccia vede un’opportunità nel “possibile allineamento di interessi tra settore pubblico e privato” di cui sono un esempio le risorse indirizzate in questo momento negli investimenti in aziende che operano nel contrato al cambiamento climatico.  

Orientare i capitali verso investimenti interni

Indirizzare gli investimenti in allocazioni di cui possano beneficiare, dunque, gli istituzionali (Casse, fondi e fondazioni) ma anche il Paese. Almeno, tentare di colmare il gap di investimenti interni denunciato da Alberto Bagnai, presidente Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale che richiama il tema dello “home bias” del settore (citando un’analisi del presidente Mefop, Mauro Marè): “Sia per le casse sia per i fondi pensione, gli investimenti interni si attestano a circa il 20% delle risorse disponibili, di cui soltanto il 15% riguarda i titoli di debito pubblico italiano mentre il resto è dirottato all’estero”, afferma Bagnai. Ebbene, il tema degli investimenti “domestici” è molto sentito dal settore, ed è parallelo a quello degli investimenti in economia reale. Dati confermati da Riccardo Realfonzo, presidente Cometa, che indica come la stessa Covip di recente abbia sottolineato il ridotto contributo della previdenza complementare “alla crescita e all’investimento nel Paese”. Realfonzo cita a questo proposito i progetti portati avanti in collaborazione con Assofondipensione, e richiama la proposta avanzata qualche settimana fa dallo stesso fondo per la costituzione di uno strumento di investimento diretto (in collaborazione con CDP), in quanto occorre “ragionare insieme su meccanismi che, nel rispetto delle normative europee ci portino in maniera pragmatica a prendere atto che c’è una strozzatura di mercato”. Diego Ballarin direttore generale Prevedi indica come l’attenzione verso gli investimenti in economia reale trovi spazio all’interno della diversificazione alla base dei “piccoli aggiustamenti periodali” in aziende, settori merceologici e aree geografiche differenti. Perché il meccanismo funzioni, tuttavia “è fondamentale l’informazione: dobbiamo costantemente formare e informare gli aderenti”.

Un assist all’economia reale viene poi dalle Casse di previdenza. Lo conferma Antonello Crudo , da febbraio nuovo direttore generale Cassa Forense, ricordando come queste ultime abbiamo una maggiore stabilità garantita dall’obbligatorietà dell’iscrizione per la categoria professionale. Questo, afferma, “ci permette anche di agire sull’economia reale; in tal senso abbiamo una parte del patrimonio investita per il 25% in alternativi, una metà fondo immobiliare a l’altra alternativi illiquidi. Nel breve abbiamo fatto scelte consolidando il nostro patrimonio (abbiamo puntato di recente molto sull’obbligazionario) ma mantenendo una forte attenzione alla parte alternativa”.

L’esperienza di un preesistente la porta Oliva Masini, direttrice generale Previndai, che ricorda come il fondo abbia “una parte non trascurabile in gestione assicurativa”. I rendimenti sono rimasti stabili e costanti nel tempo, ma dal 2021, “nel momento in cui l’inflazione è andata alle stelle non si è potuto mantenere questo rapporto”. Da lì la scelta di optare per su asset class che consentano la copertura da un’inflazione instabile (“non soltanto per l’ampiezza ma anche per il tipo di inflazione molto volatile”) e nel verificare l’asset allocation strategica di “ipotizzare scenari estremi, sia critici sia positivi”. In questa fase, afferma Cornelio Mereghetti, CIO di Enpaia “avere rendimenti più alti significa prendere rischi più alti”. In passato, con i tassi a zero occorreva cercare il rendimento, “oggi stiamo su investimenti obbligazionari governativi o corporate investment grade”. Questo non significa escludere l’economia reale. Il fatto di creare sistema “è stato per noi fonte di ispirazione”, afferma Mereghetti, "e lo abbiamo fatto investendo su campioni nazionali, con la definizione di una classe di investimento mission related nell'agroalimentare, con una prima operazione con il Tesoro (in una grossa società italiana del settore)”. Obiettivo? “Spingere aziende che stanno bene a investire, fare fatturato e andare all’estero a conquistare nuovi mercati”