New normal? Gli istituzionali italiani si preparano a un contesto di “never normal”

Foto FundsPeople

La costruzione del “new normal” si è infranta contro una successione di crisi inattese e la contemporanea emersione di nuovi megatrend: la transizione demografica, la transizione ecologia e quella digitale. Da qui la definizione di un fenomeno che Alberto Brambilla, presidente Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, denomina come “never normal”. In occasione del convegno di fine anno, ospitato a Roma presso la sede di Cassa Geometri lo scorso 5 dicembre, Brambilla parte dall’osservazione della storia recente: l’impatto e la durata del Covid19 (da cui è scaturito proprio il concetto di “new normal”) a cui, una volta sopraggiunta la normalizzazione, ha fatto seguito lo scoppio della guerra in Ucraina che “ha fatto impennare i prezzi, soprattutto quelli energetici, portando l’inflazione italiana e non solo, dal -0,2% del 2020 e + 1,9% del 2021 all’8,1% del 2022”, fino al più recente conflitto israelo-palestinese.

Il contesto è dunque incerto, e tale incertezza spinge gli osservatori a individuare nuovi elementi per l’analisi dello scenario macro e la sua declinazione nello specifico degli investimenti. Il tutto, sottolinea il presidente, in un momento storico in cui inflazione e mercati iniziano un evidente percorso di ripresa (basti pensare ai dati dell’indice dei prezzi al consumo di ottobre e al rendimento YTD di gran parte dei listini mondiali) ma si confrontano con le “incognite geopolitiche del 2024”, rappresentate dalle elezioni negli Stati Uniti (e in Russia). “Nei prossimi 12 mesi si delineano vecchi e nuovi rischi da affrontare – afferma Brambilla –, ma in una situazione di ‘mai normalità’ si presentano anche delle opportunità come gli investimenti nelle transizioni in atto”, ossia le citate demografica, ecologica e digitale. “Una delle maggiori opportunità però – rimarca l’esperto – è investire nella nostra economia reale”.

Investire nei private market

Per i protagonisti del settore istituzionale, lo stimolo si è tradotto in un’apertura ormai consolidata ai private market. Nel suo intervento nel corso della prima tavola rotonda, Pierluigi Curti, direttore degli investimenti finanziari Fondazione Enpam, sottolinea come “un programma ben costruito e diversificato per vintage e strategia (primario, secondario e coinvestimenti) consenta di gestire la liquidità in modo ottimale”. Lato fondi negoziali, invece, Danilo Di Crescenzo, direttore generale Fondenergia riconosce come tali entità (più ‘giovani’ rispetto alle casse di previdenza), abbiano colto le potenzialità dell’investimento in private market soltanto nell’ultimo lustro. “Noi stessi, come fondo, alla luce di questa consapevolezza abbiamo partecipato al progetto Iride (iniziativa promossa da Foncer, Fondenergia, Fondo Gomma Plastica, Pegaso e Previmoda, finalizzata a realizzare un investimento su mandato nel private equity, ndr.) con cui ci siamo affacciati per la prima volta in pool ai mercati privati”. Altro attore del progetto Iride è Fondo Pegaso, e il suo presidente, Andrea Mariani, ricorda che tra i motivi per cui l’ente ha scelto di aderire all’iniziativa si pone la possibilità di investire in modalità indiretta, “che consente di investire in strumenti a cui con le nostre sole forze non potremmo accedere”. Mariani solleva poi un punto legato al limite di investimento, oggi al 20%: “Lo porterei al 25-30 e ragionerei sull’esenzione fiscale quando si investe in aziende italiane (che per i fondi pensione è di difficile applicazione)”.

Diversificazione

L’interesse a investire nei private market si coniuga appunto anche a quello di investire nell’economia reale italiana. Pierfranco Di Muro, responsabile investimenti Fondo Pensioni del Personale Gruppo BNL/BNP Paribas, ricorda la necessità di tenere a mente i megatrend (silver economy, intelligenza artificiale e green transition): “Tre componenti chiave che dobbiamo capire come declinare” anche alla luce della nuova rotta dettata dalla sostenibilità. L’IA, ad esempio, presta il fianco su questo punto. Di conseguenza, è necessario comprendere il modello di sostenibilità con cui investiamo. “Il modello è la sostenibilità, la modalità di investimento è la parte ESG”. Anche Carlo Nappi chief investment officer Enpaf sottolinea l’urgenza di riconoscere e investire in megatrend, ma insiste anche sull’elemento di diversificazione costituito dai private market, e come questo elemento sia emerso con forza nel 2022, “quando il bilanciato classico 60 40 è andato in crisi perché azionario e obbligazionario erano dipendenti dallo stesso fattore di rischio, ossia il rialzo dei tassi”. Diversificazione che si conferma centrale anche nel ragionamento di Graziana Scampoli responsabile ufficio investimenti alternativi Inarcassa, che indica come l’entità cerchi di “coniugare diverse strategie all’interno del portafoglio, composto dal 2005 ed evoluto di pari passo con il mercato”. La diversificazione, ricorda Scampoli, “è importante anche per il vintage: se vogliamo avere gli obiettivi di stabilizzazione di un portafoglio di private market è importante la costanza, in quanto i vintage espongono alle varie fasi di mercato e la diversificazione per vintage permette al questo portafoglio di autoalimentarsi tra entrate e uscite”.

Non solo private market

Certo la gestione del patrimonio degli istituzionali non si limita al solo “appetito” per i private market, anche se come ricorda Alessandro Ciucci, responsabile funzione finanza Previndai, “nell’ambito dei comparti finanziari nel corso del 2022 la componente alternativa ha consentito di attenuare l’andamento negativo del NAV”. Intervenendo alla seconda tavola rotonda con gli istituzionali, Ciucci ritiene, tuttavia, che la componente di diversificazione “non vada sovrastimata” e indica: “Nell’ultima view di asset allocation strategica il principale cambiamento strutturale dei nostri portafogli è stato l’incremento della componente obbligazionaria governativa (dettata dal rialzo dei tassi di interesse)”. Oscar Gandola, presidente Enpav, riconosce che il 2024 si avvicina anticipato “da segnali non esaltanti dal punto di vista della crescita economica dopo una lotta all’inflazione che nel 2023 ha segnato il passo introducendo una politica monetaria restrittiva più a lungo”. Tuttavia l’approccio dell’ente va nella direzione di privilegiare l’azionario “con un’impostazione prevalentemente geografica”, mentre anche l’obbligazionario “lascia ipotizzare rendimenti interessanti”.

Il lungo periodo

Il denominatore comune dell’insieme dei fattori geopolitici ed economici è “la volatilità”, secondo Pier Vincenzo Liso, direttore generale Fondo di Previdenza Mario Negri. Una delle modalità con cui è possibile stabilizzare i portafogli, a detta dell’esperto, “è inserire investimenti alternativi, con un’apertura verso strumenti come il private equity e private debt”. Già nella prossima delibera sull’asset allocation afferma, “si inserirà un avvio di ricerca da parte del fondo di investimenti in questo ambito”. Riccardo Rasi, direttore finanza Enpap si concentra, invece, su come il saldo previdenziale dell’ente (“positivo almeno fino al 2050 se non oltre”), favorisca “scelte strategiche di lungo periodo senza farci influenzare troppo dal contesto. Questo si traduce in un ente che ha comunque un target di investimenti tra azionario e private market, declinato in tutti e quattro i comparti della cassa”. Un’allocazione abbastanza “aggressiva” afferma Rasi, “ma nella nostra condizione sarebbe poco accorto non prendere il premio al rischio che queste componenti offrono”.

In conclusione, secondo Tiziana Riggio direttrice generale Fondo Telemaco, “il contesto ‘never normal’ di per sé richiede una maggiore flessibilità, elemento non tipico dei portafogli dei negoziali”. In tal senso, anche richiamando l’azione dello stesso Fondo, la DG ricorda come possa aiutare “la strutturazione di un asset allocation strategica diversificata ma anche un’articolazione dei mandati con strategie diverse che siano in grado di raccogliere le opportunità che il mercato può offrire”.