ESG, profondità di analisi e capacità di generare impatto guidano l’accelerazione

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La E, il fattore ambientale, è il coefficiente dominante del trittico ESG (composto poi da social e governance). Va da sé che sia anche il tema più sentito da parte degli investitori. E appunto l’analisi della E ha fatto da introduzione alla seconda giornata di lavori del Salone SRI 2023, organizzato da ET Group il 14 e 15 novembre a Milano, di cui FundsPeople è media partner, con un approfondito intervento da parte di Marco Fanari, Divisione partecipazioni e rischi societari di Banca d’Italia.  Fanari ha presentato una ricerca Bankitalia il cui focus è “valutare il legame tra indicatori di base ambientali e i punteggi ambientali” al fine di dare risposta a due quesiti, il primo riferito a “quale il contributo degli indicatori di base rispetto alla valutazione finale dei provider, e il loro ruolo nella componente di valutazione ‘non spiegata’”, e in secondo luogo “se è possibile, per gli investitori con preferenze di sostenibilità, impostare strategie di investimento con un sistema di qualificazione coerente con l’ESG rater che si è scelto”.

Ebbene, alla luce dell’analisi dell’istituto, la risposta alla prima domanda è una “significatività, sebbene limitata, degli indicatori di base nello spiegare il punteggio ESG, mentre la componente non spiegata sembra differentemente legata all’impostazione del valutatore terzo rispetto all’analisi di materialità e al focus che ha su performance finanziaria o impatto”. Ma soprattutto, queste valutazioni possono aiutare gli investitori nella definizione di strategie green. “Emerge che l’importanza del fattore ESG deve andare di pari passo con uno sviluppo del mercato che dia peso a una maggiore trasparenza sui dati utilizzati e sulle metodologie”, sottolinea Fanari.

La tavola rotonda

L’aumentata profondità di analisi va di pari passo con “un’accelerazione” del settore, che si confronta con un recente passato di “critiche” agli ESG (tema discusso nell’edizione 2022 del Salone SRI). Critiche diverse, dai costi, al greenwashing, al ruolo del legislatore, e tutte analizzate da Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, che richiama il paper realizzato dal Forum in occasione delle Settimane SRI (al cui interno si colloca, appunto, il Salone). Dall’intervento di Bicciato emerge una presenza ormai “organica” degli ESG nella finanza, con risposte che “smontano” gli attacchi: dalle analisi delle commissioni i costi dei prodotti ESG sono inferiori, “l’analisi e l’integrazione ESG in un portafoglio permettono di anticipare le esternalità negative e, di conseguenza, mitigano il rischio”. C’è poi il tema della misurabilità del dato, che si ricollega all’analisi di Banca d’Italia: “È vero – afferma Bicciato –, più aumentano le variabili ESG più aumenta la difficoltà. È anche vero però che l’industria non si è fermata e che la finalità di tutti questi aspetti della misurabilità è sempre l’applicazione pratica per dare agli investitori strategie più mirate”.

Un altro elemento critico che ha interessato il mondo degli investimenti ESG poi la recente riduzione della raccolta. Riccardo Tedesco, senior product specialist, ESG expert di Nordea AM nota tuttavia come le dinamiche dei tassi e l’incertezza geopolitica abbiano “creato un ostacolo per la raccolta in generale e quindi, di conseguenza, anche quella degli ESG”, in quest’ultimo caso si somma una criticità ulteriore, in quanto “il ritorno dell’inflazione ha spostato l’allocazione globale dall’equity (-10%) al fixed income (+10%), e occorre tenere a mente che la maggior parte delle strategie ESG sono equity”.

Nonostante ciò Tedesco sostiene che l’ESG sia destinato ad accelerare ulteriormente perché “oltre a una maggiore visione dei rischi, sono presenti dinamiche diverse, di tipo top down come la legislazione europea, e la sinergia che si sta creando intorno allo zero netto” (vedi le iniziative di settore come la Gfanz). Infine, sottolinea l’esperto, anche tra consulenti e clienti finali, “l’interesse ESG è vivo e vegeto”, e il dato emerge con forza in Italia anche in una recente ricerca di Nordea.

Il ruolo del gestore

Quindi quale il ruolo dei gestori per accompagnare questa accelerazione? “Come asset manager abbiamo moltissimo potere di contribuire al cambiamento”, afferma Desirée Scarabelli, sales director & ESG specialist di Pictet AM che indica come “tramite gli investimenti e l’engagement attivo, siamo in grado di accompagnare le società verso un modello di transizione da una situazione low impact verso modelli che hanno un impatto maggiore”. E questo passaggio sarà fondamentale per il futuro in quanto le società che non si sono dotate di un piano di transizione, “hanno sempre più difficoltà ad accedere al mercato dei capitali, quindi non trovano chi li finanzia o si finanziano a tassi superiori”, questo indica un maggiore costo del denaro per le società che non sono in grado di generare impatto.

“Stiamo riassorbendo quanto vissuto in positivo nel 2020-2021”, afferma Pietro Di Leo, responsabile gestione prodotti ESG di Fideuram AM che, richiamando il tema della tavola (l’accelerazione reale degli ESG) si riconnette al termine “reale”. “Oggi è necessario ricollegare gli asset finanziari con l’economia reale”. In questo, secondo il manager, il 2023 è stato un anno di svolta che ha confermato la centralità della sostenibilità come tema di investimento. È tuttavia necessaria una guida normativa e politica che, “attraverso una regolamentazione e un quadro di riferimento comune”, continui ad accompagnare e gestire le preferenze di sostenibilità degli investitori, sempre più consapevoli”.