Giorgi (BlackRock): "Non ancora il momento di essere aggressivi sull’azionario"

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Luca Giorgi. Foto concessa (BlackRock)

Nonostante i recenti eventi di stress sul settore bancario con il fallimento della Silicon Valley Bank e il salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS, le banche centrali non danno segno di voler allentare la propria stretta monetaria. E la volatilità continua a farla da padrone sui mercati. Tempi complessi in cui le previsioni di BlackRock formulate a inizio anno non cambiano. I grandi temi nel radar del colosso degli investimenti sono tre: l’inflazione resterà al di sopra del target con impatti significativi sulle scelte di portafoglio, l’incertezza è destinata a proseguire e la transizione energetica sarà sempre più centrale per il settore degli investimenti, per la necessità di assicurare il percorso di azzeramento delle emissioni di CO2 dell’economia globale.

“Il tema dell'inflazione è quello che ha più impattato i portafogli e anche l'andamento dei mercati lo scorso anno, perché ha costretto le banche centrali a effettuare un rialzo dei tassi importante. Seppur in rallentamento, riteniamo che l'inflazione rimarrà a livelli elevati e comunque al di sopra degli obiettivi del 2% degli istituti centrali” spiega in un’intervista a FundsPeople Luca Giorgi, direttore commerciale iShares and Wealth di BlackRock Italia. “Le banche centrali si avviano verso una pausa nei rialzi. Ma il pivot è lontano”, avverte l’esperto tracciando l’outlook di mercato per i prossimi mesi, con gli Stati Uniti che sono più vicini a questo stop dei rialzi rispetto all’Europa che è più indietro nella stretta.

In questo scenario inflattivo BlackRock ha una view positiva sul mondo obbligazionario, che sovrappesa rispetto a quello azionario. In particolare l’interesse del gestore è nel segmento del credito investment grade e dei bond dei mercati emergenti. “Oggi l'asset class obbligazionaria è tornata ad avere un ruolo di primo piano nei portafogli, con un potere di diversificazione e di decorrelazione che può aiutare gli investitori in un momento di forte volatilità come quello attuale”, dice Giorgi. E per esporsi ai mercati dei bond non ci sono solo i fondi attivi, ma anche gli ETF. “Sono strumenti perfetti per andar a prendere esposizione sul mondo obbligazionario, per i vantaggi di costo e di granularità dell'investimento. Sono strumenti molto utili, anche in fasi complicate come queste”, spiega.

Il secondo tema chiave è quello dell'incertezza. Secondo Giorgi, l'euforia dei primi tre mesi dell’anno, che ha portato ad un rally dei titoli growth e del tech e a un’inversione settoriale rispetto ai comparti vincenti del 2022, è stata inattesa ed è da interpretarsi come un episodio di breve termine. “Non riteniamo che ci siano le condizioni per essere più aggressivi sulla componente azionaria”, dice Giorgi. “Rimaniamo in sovrappeso sui settori difensivi e meno legati al ciclo economico come l'healthcare. Siamo inoltre interessati alle materie prime perché sono strategiche per la transizione green e vediamo opportunità nell'energia. Dopo le recenti turbolenze, siamo invece più neutrali sui finanziari”, spiega.

ESG, non una moda

Secondo Giorgi l’ESG non è una moda passeggera e continuerà a esser protagonista dei portafogli. “I flussi sui prodotti ESG hanno retto, sostenuti dagli sviluppi normativi che hanno portato a una maggior chiarezza nel settore e dalla costante richiesta da parte degli investitori”, dichiara Giorgi. “In questo momento associamo molto la sostenibilità al tema della transizione energetica. Le opportunità sono enormi perché il rischio climatico è un rischio di investimento. Ci saranno sempre più risorse che verranno dedicate a temi come l’economia circolare, la nutrizione, la filiera dei trasporti e le energie green. Si tratta ormai di trend evidenti, che impattano la nostra quotidianità e su cui si possono costruire delle interessanti posizioni di investimento”, dice Giorgi. “Gli investimenti sostenibili affiancheranno sempre di più quelli tradizionali. Non abbiamo dubbi che in futuro l’ESG sarà lo standard”, aggiunge.

Consulenti sempre più centrali

Per gli investitori il 2022 è stato un anno da dimenticare, forse tra i più difficili degli ultimi trent’anni per le perdite ingenti della quasi totalità delle asset class. Ma le reti di consulenti in Italia hanno tenuto e l'industria ha registrato una delle annate migliori di sempre, con una raccolta di oltre 44 miliardi di euro (la miglior annata di sempre seconda solo al 2021). Quello che è cambiato secondo Giorgi è stato il mix di raccolta. “I consulenti stanno affrontando in modo positivo e concreto la sfida del nuovo contesto di mercato, con una consulenza sempre più orientata sull’intero portafoglio e non sul singolo prodotto. Da una raccolta guidata prevalentemente dai fondi, nel 2022 si è passati a una raccolta con molto più amministrato, Btp e certificati. C'è stata più sofferenza sul risparmio gestito, ma hanno fatto bene le gestioni patrimoniali che restano degli strumenti molto utilizzati dai consulenti”, conclude Giorgi.