La guerra della Russia contro l’Ucraina e lo shock dell’offerta di numerosi beni e servizi hanno fatto salire l’inflazione al punto da accelerare i piani delle banche centrali per il ritiro della politica monetaria espansiva, avviata ormai più di dieci anni fa, sulla scia della grande crisi finanziaria.
Il mercato lo sa e, come sempre, cerca di anticipare i movimenti attesi nel futuro più prossimo come in quello più remoto. Ecco perché negli ultimi anni i comunicati diffusi dalle banche centrali, e il tono che utilizzano, sono diventati perfino più importanti delle stesse decisioni di politica monetaria. Lo stesso vale per i vari rapporti sulle proiezioni pubblicati dalle autorità monetarie: uno dei più seguiti è quello noto come “dot plot” della Fed, che analizziamo in questa voce del Glossario FundsPeople.
Cos’è il dot plot?
Si tratta di un grafico a punti pubblicato su base trimestrale dalla Federal Reserve per sintetizzare le previsioni dei vari membri della banca centrale americana sulla traiettoria dei tassi d’interesse statunitensi.
Quando è stato introdotto?
Il dot plot è stato introdotto alla fine del 2011, con Ben Bernanke al timone della Fed, come strumento per comunicare ai cittadini e soprattutto ai mercati i potenziali cambiamenti in arrivo per la politica monetaria e i piani di stimolo varati dopo la crisi finanziaria.
Chi partecipa?
Il Federal Open Market Committee (FOMC) è composto da 12 membri con diritto di voto; in caso di pareggio prevale l’opinione del presidente.
Nonostante la composizione ridotta del FOMC, il dot plot include le opinioni dei presidenti di tutte le banche della Fed. Ogni opinione è rappresentata da un punto del grafico, per un massimo di 19 punti.
Come si interpreta?
Ciascun punto del grafico rappresenta l’opinione di un membro della Fed sul ritmo futuro delle variazioni al rialzo o al ribasso dei tassi di riferimento. Tuttavia, le opinioni sono riportate in forma anonima ed è impossibile sapere a quale membro corrisponda ogni punto.
Bisogna ricordare che la mediana di tutti i punti equivale al tasso previsto per ognuno dei prossimi tre anni, nonché a lungo termine; tuttavia, il mercato si concentra in particolare sulle previsioni a breve termine, soprattutto in un momento in cui queste sembrano variare al ritmo dettato dall’evoluzione della pandemia.
Cosa indica l’ultimo dot plot di giugno 2022?
Non solo l’ultima riunione della Federal Reserve si è conclusa con il rialzo dei tassi più consistente dal 1994, ma ha anche lasciato intravedere che l’attuale politica aggressiva dovrebbe proseguire a breve termine, a meno che l’inflazione registri una moderazione significativa. E questa prospettiva di una forte stretta monetaria nel 2022 e nel 2023 emerge dal dot plot pubblicato dalla Fed.
“Questa riunione storica del FOMC si è chiusa con un rialzo dei tassi di 75 pb e un dot plot rivisto in base al quale l’inasprimento aggressivo della politica monetaria sembra destinato a proseguire alle prossime riunioni”, spiega Allison Boxer, US economist di PIMCO.
“In base ai punti e alle nostre aspettative, nel secondo semestre la Fed continuerà ad alzare i tassi a un ritmo rapido: è quindi possibile che operi interventi di 75 pb a luglio e di 50 pb a settembre, seguiti da ritocchi di entità più modesta alle ultime due riunioni di quest’anno”, prevede Sandrine Perret, senior economist di Vontobel. Guardando ai prossimi due anni, secondo la casa di gestione svizzera i tassi saliranno solo di 40 pb nel 2023, “per poi scendere leggermente nel 2024 (si vedano le proiezioni sottostanti)”.