I portafogli per navigare la transizione economica secondo J.P. Morgan AM

Kvnga (Unsplash)

Come costruire portafogli più solidi in uno scenario di profondo mutamento. Questo l’argomento al centro dell’ultimo Long-Term Capital Market Assumptions per il 2024, la ricerca annuale di J.P. Morgan Asset Management che analizza i rischi e i rendimenti delle diverse asset class per guidare le decisioni di investimento in una prospettiva di lungo periodo a 10-15 anni. “Stiamo attraversando una fase di forte cambiamento del quadro economico mondiale, con impatti rilevanti per le dinamiche di mercato”, spiega in un incontro con la stampa a Milano la global strategist Thushka Maharaj. “Stiamo passando da un mondo di disinflazione, politica monetaria estremamente espansiva e reticenza fiscale a uno con rischio bidirezionale per l’inflazione, politica monetaria convenzionale e maggiore impiego di strumenti fiscali da parte degli Stati”, continua la strategist. “La transizione energetica e la comparsa di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, complicano il quadro, ma offrono anche opportunità di investimento”, aggiunge Maharaj.

Un nuovo regime

Il nuovo regime per gli investimenti delineato dall’esperta prevede un maggior interventismo dei Governi nell'economia, con politiche di spesa che dovrebbero favorire la crescita. E gioco forza, a fronte di questi stimoli, le banche centrali risponderanno tenendo i tassi più alti che in passato. “Non sappiamo a che livello si stabilizzeranno i tassi nei prossimi 10-15 anni. Ma ci sarà meno bisogno che tornino al di sotto dello zero, ovvero ai medesimi livelli determinati dalle politiche monetarie espansive dello scorso decennio”, afferma la strategist.

La crescita globale è prevista in leggero aumento ma con una dispersione nelle diverse regioni mondiali, in corrispondenza di tassi di inflazione anch’essi in lieve espansione. Una tendenza interessante registrata da Maharaj è la riduzione del gap tra la crescita dei mercati sviluppati ed emergenti: il Pil dei primi è previsto al +1,6 per cento, nei mercati emergenti, invece, rallenta al +3,5%, anche perché il minor contributo del Pil della Cina in declino nel lungo periodo. “É il differenziale tra la crescita della due aree più basso nella nostra serie di rilevazioni storiche”, precisa Maharaj. Oltre ai sopra citati stimoli dei Governi, la crescita mondiale verrà guidata dagli investimenti sia pubblici che privati nelle energie rinnovabili per la transizione climatica, mentre la diffusione dell’intelligenza artificiale dovrebbe favorire un aumento della produttività, ancora da quantificare con precisione, in vari settori economici.

Impatti sull’asset allocation

Il rendimento annuo previsto nei prossimi 10-15 anni per un portafoglio 60/40 azionario-obbligazionario denominato in Euro rimane interessante, in aumento dal 5,1% dello scorso anno al 5,3 per cento. I minori rendimenti dell’azionario sono compensati dal ritorno dei rendimenti sui bond. “Le obbligazioni sono sorprendentemente attraenti rispetto alle azioni.I bondcontinuano a essere protagonisti dei portafogli, fornendo reddito e diversificazione in caso di shock disinflazionistici”, spiega Maharaj. I rendimenti attesi dai governativi sono ai massimi dal 2010 mentre il credito continua a offrire un premio interessante rispetto ai titoli di stato, anche in funzione di tassi di recupero che tornano nelle medie di lungo periodo. L’equity mantiene delle prospettive stabili, sostenuto da una miglior crescita nominale, nonostante la compressione dei margini rappresenti un vento contrario in molte regioni del mondo. La riduzione del gap della crescita tra mercati sviluppati ed emergenti si riflette anche sul versante dei rendimenti azionari: in valuta locale sono previsti al +7,2% nei mercati sviluppati, all’8,1% negli emergenti. “In virtù di questo gap siamo più positivi sull’azionario dei mercati sviluppati rispetto agli emergenti, anche a fronte di una minore rischiosità dei primi”; spiega Maharaj. Positiva anche la view sull’azionario europeo, con un rendimento medio annuale nei prossimi 10-15 anni all’8%, favorito da una diminuzione delle valutazioni.

Alternativi

In ottica di decorellazione dai mercati tradizionali e di diversificazione delle fonti di alfa nei portafogli, gli asset alternativi rimangono centrali nelle scelte di investimento di J.P. Morgan Asset AM. Ma per la dispersione delle performance e livello regionale e tra le singole asset class alternative, secondo Maharaj la gestione attiva in questo segmento di mercato farà più che mai la differenza. “La semplice aggiunta di un'allocazione del 25% agli asset alternativi può incrementare il rendimento di un portafoglio 60/40, di 60 punti base e migliorare l’indice di Sharpe di circa il 12 per cento”, spiega l’esperta. Conservative le prospettive di rendimento previste per il private equity, più interessanti le opportunità offerte dal direct lending. Interesse del gestore anche per real estate e infrastrutture core, per stabilizzare i portafogli nel caso di nuovi shock inflazionistici.