In America l’indice dei prezzi è molto più rassicurante rispetto all’Europa. Nell’area Euro, i dati si sono attestati in agosto al 5,3%, contro il 5,1% atteso.
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I dati sull'indice dei prezzi al consumo in Europa dimostrano che l'inflazione si sta dimostrando ancora un problema. L’inflazione complessiva dell'area Euro si è attestata in agosto al 5,3%, contro il 5,1% atteso. A pesare all’interno del paniere sono soprattutto generi alimentari, alcol e tabacco, che hanno registrato un aumento del 9,8% su base annua. L’inflazione nei servizi scende al 5,5% dal 5,6% di luglio, a conferma della resilienza dei consumi sebbene sia aumentato il costo del credito. “Se da un lato ci aspettiamo che alcune componenti dell'inflazione, come i costi della logistica o dei materiali, si attenuino entro la fine dell'anno, dall'altro riteniamo improbabile un ritorno all'era della non inflazione", spiega Marc Schartz, European Equities portfolio manager, Janus Henderson. “Data la rigidità dei mercati del lavoro, la tendenza alla delocalizzazione dell'industria manifatturiera e gli investimenti necessari per la transizione energetica, riteniamo che l'inflazione possa rimanere a livelli significativi ancora a lungo”.
Euro Area Inflation Rate
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm aggiunge: “il dibattito tra falchi e colombe è destinato a riaccendersi in vista della prossima riunione della Bce, la cui intensa politica rialzista ha notevolmente contribuito al raffreddamento della crescita economica dell’Eurozona. Per il meeting di settembre, complici i timori di deflazione, i mercati hanno iniziato a prezzare una possibile pausa nel ciclo di rialzi dei tassi, ma il fatto che l’inflazione resti su livelli storicamente elevati rende difficile prevedere con certezza un’inversione di politica monetaria”.
Intanto oltreoceano, l’inflazione americana si attesta al 3,2% nel mese di luglio in leggero rialzo rispetto al mese precedente.
United States Inflation Rate
Il rapporto Personal Income and Outlays del Bureau of Economic Analysis ha continuato a mostrare un livello di spesa piuttosto solido dei consumatori statunitensi. La spesa per consumi personali (PCE) a luglio ha superato ogni attesa, aumentando di 0,80 punti percentuali su base mensile, il rialzo più veloce dal gennaio 2023. “Chi quest’estate ha speso in viaggi o intrattenimento ritiene si tratti solo di un’impennata dovuta al rincaro dei prezzi, ma non è del tutto corretto: anche tenendo conto dell'inflazione, infatti, i consumi sono ben oltre i livelli pre-Covid, sia per i beni che, soprattutto, per i servizi. Sebbene la Fed possa trarre qualche conforto dal fatto che l'indice dell’inflazione core PCE sia salito dello 0,20 per due mesi consecutivi, i policymaker saranno più preoccupati dal fatto che i prezzi dei servizi non abitativi siano aumentati dello 0,5% mese su mese. Se per i consumatori è un'estate divertente, per la politica monetaria è ancora un'estate difficile”, spiega l’Economic Team di Payden & Rygel.
I Paesi emergenti hanno sperimentato il maggiore ciclo di rialzi degli ultimi due decenni. “In uno scenario in cui gli Stati Uniti e l'Eurozona dovessero entrare in recessione nel corso di quest'anno o nella prima metà del 2024, le banche centrali dei Paesi sviluppati e dei Paesi emergenti dovrebbero essere più fiduciose che l'inflazione torni ad avvicinarsi al loro obiettivo e iniziare a tagliare i tassi. È probabile che le Banche centrali dei Paesi emergenti si muovano più rapidamente, dato che hanno portato i tassi al di sopra della soglia di neutralità”, concludono da Wellington Management.