La prima parte della tavola rotonda Credit Suisse AM targata FundsPeople con primari esponenti della fund selection italiana si focalizza sugli investimenti sostenibili.
Per accedere a questo contenuto
La prima parte della tavola rotonda Credit Suisse AM targata FundsPeople con primari esponenti della fund selection italiana si focalizza sugli investimenti sostenibili.
Per accedere a questo contenuto
ESG e sostenibilità sono parole ormai d’uso comune nel mondo degli investimenti, anche grazie al diffuso interesse pubblico e al consenso degli investitori. Tuttavia, la sempre maggiore diffusione di prodotti e certificazioni ESG comporta un maggiore rischio di greenwashing. Come evitare il rischio? In che modo orientarsi per compiere le scelte migliori?
Luci e ombre degli investimenti ESG sono state al centro della prima parte della tavola rotonda Credit Suisse Asset Management targata FundsPeople.
I commenti sono riferiti al contesto dell’8 novembre 2022
“All’interno del Gruppo Generali l'impegno a integrare la sostenibilità nel processo d’investimento è stato formalizzato diversi anni fa, sottoscrivendo il Global Compact delle Nazioni Unite nel 2007 e aderendo ai PRI nel 2011” commenta Chiara Scalone, Product Development Specialist di Generali Assets & Wealth Management. “Un impegno di lunga durata che si sostanzia principalmente nell'applicazione di un filtro etico che esclude l’investimento in società che si rendono responsabili di violazioni etiche o sono coinvolte in settori controversi. Abbiamo quindi traslato queste considerazioni all’attività di fund selection. Analizziamo l’approccio delle varie case di gestione, studiandone le sustainability policy, le active ownership e le engagement policy, oltre ad assicurarci che siano membri PRI”. Considerata la crescente quota di fondi articolo 8 e 9 è necessario implementare dei controlli: “Ci assicuriamo ad esempio che il filtro etico che applichiamo sugli asset propri delle compagnie venga riflesso dalle politiche di sostenibilità dei gestori terzi. Qualora non fosse così, abbiamo strutturato un processo di engagement per cui parliamo con il gestore per cercare di allinearlo ai target di Gruppo. Nel set up di mandati specifici ci assicuriamo che le restricted list e le watch list siano direttamente implementate” prosegue l’esperta. “Per quanto riguarda le Unit Linked, il tema è ulteriormente complicato dalla varietà di approcci e metriche adottate dai vari gestori, in particolare perché il cliente è spesso esposto in maniera diretta ai sottostanti finanziari della soluzione assicurativa”. Recentemente è stato introdotto l’obbligo per le compagnie assicurative di raccogliere le preferenze di sostenibilità dei clienti nell’ambito del suitability assessment, e dal 2023 i clienti dovranno indicare una percentuale minima di asset sostenibili, che sarà incrociata con i dati della disclosure precontrattuale dei fondi. “A oggi, meno del 50% dei fondi indica una percentuale minima di investimenti sostenibili e meno di 1/3 indica una percentuale di asset taxonomy aligned, cioè che supportano obiettivi ambientali e climatici” aggiunge Scalone. “Se pensiamo che più del 60% dei cittadini europei ritiene importante che i suoi risparmi non vadano a finanziare società che impattano negativamente sull’ambiente, è facile intuire che nei prossimi mesi possiamo aspettarci sviluppi interessanti anche nel mondo Unit Linked. Per quanto riguarda gli ETF, poi è importante abbiano una metodologia proprietaria che consenta di intercettare possibili uscite dall’indice di titoli che magari sono stati coinvolti in controversie, non ci può essere un approccio totalmente passivo”.
1/4“Anche per quanto riguarda il gruppo Zurich il tema ESG è molto importante ed è supportato dal nostro DNA assicurativo”, fa eco Alessandro Greppi, Portfolio Manager Unit Linked and Pension Funds di Zurich Insurance Group “Quindi, se vogliamo, essere ESG fa parte di noi. All’interno del nostro processo di selezione fondi ed ETF accogliamo tutte le novità relative alle normative tanto che abbiamo sviluppato un processo basato su tre vettori che tiene conto delle tematiche ESG. Nello specifico, i vettori riguardano un’analisi quantitativa ESG, per la quale ci avvaliamo del supporto di data provider esterni che ci supportano con analisi quantitative il più oggettive possibile e ci permettono di navigare all’interno dell’attuale eterogeneità di rating. Il secondo pilastro” prosegue il manager “è un’analisi qualitativa finanziaria di fondi ed ETF che ci porta ad analizzare le strategie, il modo in cui vengono integrati i principi ESG, monitorando la presenza di un sostanziale allineamento tra le nostre idee in questo senso e noi e ciò che viene effettivamente applicato dall’asset manager, per evitare il rischio di greenwashing. In questo processo analizziamo anche la capacità in termini di persone dedicate e le competenze in ambito ESG, per non affiancarci ad asset manager che si improvvisano ESG semplicemente perché i flussi stanno andando in quella direzione. Infine, l’ultimo vettore riguarda l’analisi quantitativa finanziaria che ci porta ad analizzare le metriche rischio-rendimento classiche. La somma di queste metriche ci consente di individuare i fondi da inserire all’interno dei nostri prodotti” conclude.
2/4“Io partirei dall'annotazione fatta poco fa da Greppi, riguardo ai flussi che effettivamente vediamo andare in grande quantità verso fondi di tipo sostenibile” osserva Andrea Loraschi, portfolio manager di Eurizon. “La mia opinione personale è che sia un momento di grande fermento, per via delle tante attività su diversi fronti, volte a favorire un futuro sostenibile per il nostro pianeta da tanti punti di vista. Il fatto che i flussi vadano verso questi fondi fa sì che una grande attenzione debba essere rivolta alla selezione dei fondi stessi, siano ETF o attivi.Oggi sembra quasi preistoria il periodo in cui c’erano i fondi chiamati etici, che ragionavano in termini di esclusioni bianco/nero” rileva Loraschi. “In Eurizon è stato gradualmente superato il concetto di etico in senso stretto, per arrivare verso un concetto di sostenibilità in cui l’intero portafoglio doveva rispondere a delle logiche ambientali, sociali e di governance. Adesso le regole etiche quindi gli screening sono processi molto più facili da capire. Più difficile, invece, andare a comporre un portafoglio con fondi o ETF che dicono di essere green, magari classificati ex Art. 8 o 9 quando sappiamo benissimo che ci sono incertezze su queste autocertificazioni e il mondo dei validatori sta ancora nascendo, non sappiamo quale possa essere il più affidabile. In questo momento” prosegue l’esperto “noi selettori dobbiamo dare il massimo per far sì che il mercato non corra rischi di greenwashing, che potrebbe poi avere effetti anche sui fondi che proponiamo come società o quelli che andiamo a selezionare. Anche in Eurizon nella fund selection ci impegniamo a fare gli screening e a verificare in maniera più qualitativa le affermazioni degli asset manager”.
3/4L’analisi di Andrea Semino, head of Index & ETF Sales Italy, Credit Suisse AM, parte dai flussi del mercato europeo degli ETF: “anche perché, come detto, la SFDR è partita nel 2021 e ha avuto un’applicazione di fatto molto graduale nell’industria. Uno dei maggiori punti di svolta è emerso quest’anno, il 2 agosto, con l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare le preferenze dell’investitore in ambito sostenibile, che si riflette poi nella scelta degli investimenti. Il terzo trimestre 2022 è pertanto interessante a livello di flussi ETF, e si è caratterizzato per un forte risk off, con il grosso della raccolta focalizzato sulla parte obbligazionaria. Sul lato azionario, invece” prosegue il manager, “si è registrato un andamento discorde in cui gli ETF Art. 6 hanno registrato redemption per oltre 10 mld mentre i prodotti Art. 8 e 9 sono stati sottoscritti sostanzialmente nella stessa misura. Questa dicotomia dimostra come l’industria stia applicando sempre di più i principi di sostenibilità”. E sempre in ambito sostenibilità, Semino osserva: “in Credit Suisse crediamo molto nell’approccio best in class, che riteniamo la migliore metodologia sia per ottenere portafogli rappresentativi dell’asset class in cui si va a investire, sia per avere, allo stesso tempo, un significativo miglioramento di tutte le metriche ESG. In particolare, noi utilizziamo la metodologia MSCI ESG Leaders, che si basa su una serie di esclusioni di aziende attive in business critici dal punto di vista ESG, per poi selezionare le migliori aziende per ciascun settore GICS, e non esclude a priori alcun settore industriale. Escludere completamente tutte le aziende di determinati settori (come ad esempio oil & gas) che sappiamo essere fortemente inquinanti, provocherebbe il disinvestimento degli investitori etici lasciando come unici azionisti quelli a cui non interessa la sostenibilità, creando di fatto ciò che in accademia viene definito un “mercato dei limoni”, ovvero un risultato poco efficiente data una distorsione di mercato”. Nella selezione dei prodotti passivi sostenibili, è bene, inoltre, considerare alcuni dettagli tecnici, come ad esempio la politica di prestito titoli, che nei prodotti sostenibili “rischia di creare un effetto perverso: selezionare un titolo per i suoi meriti in ambito ESG attraverso il filtro best in class per poi prestarlo e sostituirlo con un collaterale che spesso non corrisponde agli stessi criteri ESG”, ammonisce Semino. “Un altro effetto collaterale del prestito titoli è la perdita dei diritti di voto a favore dello short seller, perdendo così la possibilità di fare engagement su quell’azienda. In Credit Suisse siamo molto attenti a questo tecnicismo ed escludiamo, indicandolo nel prospetto del fondo, la possibilità di effettuare prestito titoli. In tutti i fondi articolo 8 e 9 di Credit Suisse viene esplicitamente vietato il prestito titoli”
“Se non viene indicato nel prospetto, sebbene si decida di non attivare il programma di prestito titoli quando il fondo inizia a operare, niente vieta che lo si possa fare in seguito, durante la vita del fondo” aggiunge Enrico Camerini, head of Fund Buyer Italy, Credit Suisse AM. "Ecco perché è importante indicarlo in prospetto. La metodologia MSCI ESG Leaders, inoltre, risulta essere il miglior equilibrio tra risultati finanziari e risultati ESG, perché coprendo il 50% della capitalizzazione di mercato di ciascun settore industriale, non genera un tracking error elevato, diversamente da altre strategie che arrivano a restringere l’universo investibile targetizzando fino al 30% della capitalizzazione del settore. Più si ha esperienza nel mondo della gestione indicizzata, più ci si accorge di quanto sia necessario assumere delle decisioni attive di investimento al fine di replicare fedelmente l’indice sottostante e fare la differenza in termini di valore. Il team di Credit Suisse opera ininterrottamente da 25 anni e gestisce 200 miliardi di dollari, uno dei centri di eccellenza dell’industria in Europa” conclude il manager
4/4