Isaacs (M&G): "Più qualità nel credito rispetto a sei mesi fa"

Stefan Isaacs, deputy CIO del Team Public Fixed income, M&G

Il 2020 si è rivelato un anno sorprendente per quanto l’asset class del credito si è dimostrata in grado di recuperare dopo i movimenti senza precedenti del mese di marzo.

Guardando alle sfide che ci attendono e che caratterizzeranno l’ultimo anno, secondo Stefan Isaacs, deputy CIO del Team Public Fixed income di M&G, co-gestore M&G (Lux) Global High Yield Bond Fund, prodotto con rating Consistente (C) FundsPeople, e gestore del M&G (Lux) Euro Corporate Bond Fund, prodotto con rating Blockbuster (B) FundsPeople, dobbiamo prendere innanzitutto in considerazione l’attuale posizionamento degli investitori e le loro paure che si concentrano in particolare su volatilità e liquidità. La conseguenza è una forte propensione ad aumentare la quota di cash in portafoglio.

Le eredità del 2020

Un fondamentale elemento su cui necessario fare il punto, secondo Isaacs, sono le politiche monetarie e fiscali messe in atto per supportare l’economia a livello globale. “Dobbiamo rilevare il contrasto in termini di velocità e portata fra le misure adottate a seguito della pandemia da Covid-19 rispetto a quelle adottate nel corso delle precedenti crisi globali”, fa notare. “La prontezza delle Banche centrali e delle autorità fiscali sperimentata in questa occasione è stata determinante per i mercati, che nella seconda metà dell’anno hanno invertito la rotta trovando, inoltre, una recente e ulteriore spinta nell’inizio della diffusione del vaccino contro il Coronavirus”.

Il mercato obbligazionario

“Sotto ogni prospettiva storica, i rendimenti dei bond governativi sono a livelli estremamente compressi. Bastino in questo senso gli esempi di Spagna e Portogallo con i bond a 10 anni che scambiano con rendimenti negativi”. Il consenso dei mercati, spiega inoltre il deputy CIO del Team Public Fixed Income di M&G, è che lo scenario da affrontare per i prossima anni sarà caratterizzato dalla reflazione. “Questo significherà per il mercato obbligazionario un irripidimento della curva dei rendimenti, uno scenario favorevole per gli assets di rischio, una sovraperformance dell’high yield su investment grade”.

Secondo Isaacs non ci sono particolari ragioni per scostarsi eccessivamente dal consenso dei mercati, ma allo stesso tempo è necessario tenere monitorati i principali fattori di rischio individuabili per i prossimi 12 mesi.

Tra questi, nello spazio del credito è da tenere in considerazione ad esempio l’alto livello di liquidità garantito anche a quelle aziende maggiormente messe in crisi dalla crisi Covid-19 non solo in termini di bilanci ma anche di modelli di business nel medio periodo. “Un pericolo”, sottolinea Isaacs, “è quello di una sottovalutazione degli impatti di quanto accaduto nel 2020 che potrebbero ripresentarsi con ancora più forza qualora si incontrassero difficoltà inattese nella diffusione e utilizzo dei vaccini nei prossimi mesi”.

Banche centrali

L’attuale situazione negli Stati Uniti, in attesa di conoscere l’esatta composizione del Congresso, deve essere presa in considerazione in quanto rilevante per la capacità da parte della prossima amministrazione Biden di approvare misure di stimolo fiscale per supportare l’economia statunitense. Questo aspetto è chiaramente legato poi all’azione della Federal Reserve.

“In linea generale, la domanda degli investitori si concentra sull’effettiva capacità di mettere in campo ulteriori misure di supporto da parte delle Banche centrali”. Sul punto, la posizione di Isaacs, tende a sottolineare come gli istituti di politica monetaria abbiano dimostrato una capacità di intervento spesso maggiore rispetto a quella riconosciuta dai mercati ma allo stesso tempo fa notare alcuni rilevanti aspetti legati all’ultimo meeting della Banca centrale europea e alle parole della sua Presidente. “Ciò a cui abbiamo assistito nell’ultima riunione di Francoforte è una riaffermazione di Christine Lagarde, da una parte della gravità della situazione economica, e dall’altra della necessità di trovare una posizione di compromesso che includa come stimolo all’economia misure ulteriori rispetto a quelle monetarie”.

Default rate stabilmente basso

“Il tasso di default sarà sensibilmente migliore nel 2021 rispetto al 2020. Dobbiamo sottolineare come da un punto di vista storico lo scenario sia di tassi di default stabilmente bassi a partire dalla grande crisi finanziaria del 2008 ad oggi a prescindere anche dagli episodi di estrema volatilità verificatisi in questi anni”. Le ragioni sono nella view di Isaac molteplici ma le principali sono riconducibili alla grande quantità di liquidità immessa sui mercati dagli istituti di politica monetaria in maniera costante, aiutando le imprese nell’azione di rifinanziamento. “Con ogni probabilità la persistenza di questo stato di cose avrà implicazioni nel lungo periodo per l’economia ma nell’immediato abbiamo come effetto un netto contenimento del tasso di default”.

“Ci sono motivi per essere ottimisti ma non dobbiamo dimenticare, da un lato i rischi di uno scostamento rispetto all’attuale consenso dei mercati, e dall’altro la sfida posta dalle valutazioni che nel corso del 2020, dopo il momento di crisi più acuta, hanno già corso molto”, conclude Isaacs.