Inflazione, tassi di interesse e incertezza geopolitica saranno ancora elementi che gli investitori dovranno avere bene in mente. Il commento di alcuni asset manager internazionali.
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Inflazione, tassi di interesse e incertezza geopolitica. Gli elementi che potrebbero caratterizzare il secondo trimestre di quest'anno, appena avviato, sembrano essere un copione di quegli stessi elementi che hanno contraddistinto il recente passato.
Secondo Saira Malik, CIO di Nuveen "il miglioramento delle prospettive di crescita economica è una buona notizia per i mercati, ma è accompagnato da un peggioramento delle prospettive di inflazione. Negli USA sono stati creati 353mila i posti di lavoro a gennaio, il più grande aumento mensile dal gennaio 2023, mentre i prezzi al consumo core sono aumentati dello 0,4% nel mese, il ritmo più veloce in un anno". Secondo l'esperta. sebbene i mercati del lavoro siano meno tesi rispetto ai livelli dell'inizio del ciclo, rimangono storicamente molto rigidi. Inoltre, le pressioni salariali dovrebbero rimanere elevate anche in futuro, esercitando una continua pressione al rialzo sui prezzi dei servizi e delle abitazioni.
Inoltre, diversi trend che hanno sostenuto la recente disinflazione stanno svanendo. L'inflazione dei prezzi dei beni durevoli è già tornata al suo livello storico normale vicino allo zero, quindi è improbabile un'ulteriore disinflazione da questa componente. Al contrario, a detta dell'esperta, i recenti dati in Europa e in Cina sono stati incoraggianti. "Nel complesso, ci aspettiamo quest'anno un'ulteriore disinflazione, ma probabilmente minore di quanto previsto dal consenso. Non possiamo escludere del tutto sorprese al rialzo dell'inflazione", prosegue.
Tassi di interesse e incertezza geopolitica
A detta di Malik saranno i dati economici a guidare il mercato dei tassi e preve che quest'anno il calo sarà modesto piuttosto che brusco. Un cenno anche alla geopolitica. "Con le elezioni negli USA, in UK, India e in altri Paesi nel 2024, le prospettive politiche dei governi sono più variabili del solito. Continua l'incertezza geopolitica in Ucraina, Israele, nel Mar Rosso e in Asia orientale", commenta. Per la professionista di Nuveen, la possibilità di nuove interruzioni del trasporto globale e delle forniture di gas naturale o petrolio potrebbe esercitare pressioni al rialzo sull'inflazione attraverso i prezzi dei beni o delle materie prime.
Guardando a oriente. Christiaan Tuntono, Senior economist, Asia Pacific di Allianz Global Investors ammette che, se la Fed non effettuerà un altro rialzo dei tassi, i differenziali tra i tassi di riferimento di Stati Uniti e Asia hanno raggiunto il picco e sono destinati a ridursi. "La disinflazione e l'incremento dei tassi di interesse reali consentono alle banche centrali asiatiche - in particolare alla Bank Indonesia e alla Reserve Bank of India - di avviare l’allentamento; tuttavia, riteniamo che manterranno la cautela e interverranno solo dopo un taglio da parte della Fed, onde prevenire la volatilità delle valute", dice. Inoltre, la People's Bank of China, a detta dell'esperto, continuerà a ridurre i tassi di riferimento e i tassi ipotecari in modo calibrato per fornire ulteriore sostegno al settore immobiliare in difficoltà. "È invece probabile che la Banca del Giappone decida di aumentare ancora i tassi nel secondo semestre del 2024 se i dati sulla crescita e sull'inflazione sorprenderanno al rialzo", conclude Tuntono.
La scelta degli strumenti da utilizzare in caso di shock geopolitici varia in termini di complessità. Secondo Elliot Hentov, head of Macro Policy Research, e Altaf Kassam, head of Investment Strategy & Research per l’area EMEA di State Street Global Advisors, all'estremità più semplice dello spettro, il metodo più facile da attuare consiste nell’essere sovrappesati nelle valute e nei relativi asset class e segmenti. "Nel mercato dei cambi (FX), le classiche valute considerate bene rifugio, come il dollaro, lo yen giapponese e il franco svizzero, tendono infatti a sovraperformare nei periodi di stress. Tuttavia, i titoli di Stato associati potrebbero non salire allo stesso modo: una spinta stagflazionistica tende ad aumentare i tassi a lungo termine, il che significa che la natura della crisi è da tenere in considerazione per le obbligazioni", dicono.
Lo stesso vale per l’oro, che funziona bene come copertura geopolitica finché i tassi reali non aumentano. "A livello azionario, i classici settori difensivi come ad esempio l'healthcare, i beni di consumo e le utility performano meglio. Naturalmente, se lo shock geopolitico è legato all'energia, anche il settore energetico potrebbe sovraperformare", ammettono i due. Infine, lo shock macroeconomico di fine febbraio 2022 era stato ampiamente elaborato dai mercati finanziari già in estate, dopo la conferma dell’interruzione delle forniture di gas da parte della Russia. "In quei cinque mesi, l'S&P 500 ha perso il 5,6%, mentre i settori dell’energia, delle utility e dell’healthcare hanno guadagnato rispettivamente il 12%, il 9,4% e il 2%. Anche l'US Dollar Index ha guadagnato circa il 10%", concludono.