In un contesto di tassi alti, inflazione e rischi geopolitici proteggono i portafogli dall’incertezza. Ma sono interessanti anche sul lungo periodo sostenute dalla transizione energetica.
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Nell’attuale fase di incertezza dei mercati per i tassi alti, per un’inflazione in discesa ma che potrebbe sorprendere con fiammate al rialzo e per i rischi geopolitici in aumento, le commodities risultano un asset class determinante per proteggere i portafogli. Ma allo stesso tempo rappresentano anche un’opportunità attraente sul lungo periodo, basti pensare al ruolo centrale che alcune materie prime come il rame o le terre rare ricoprono nella transizione energetica e la digitalizzazione dell’economia. “Le materie prime meglio posizionate per fronteggiare l’incertezza attuale sui mercati sono i metalli preziosi”, spiega Roberta Caselli, Commodity Research Analyst di Global X. Il provider statunitense di ETF, che tra le soluzioni di investimento offerte vanta degli strumenti sulle materie prime, ha recentemente tagliato un importante traguardo della sua crescita in Europa, superando il miliardo di dollari di patrimonio gestito. “L’oro e l’argento hanno una forte correlazione inversa con il dollaro e vengono utilizzate sia come copertura contro l’inflazione che come diversificatori di portafoglio/bene rifugio”, prosegue Caselli. L’anno scorso, nonostante l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro, i prezzi dell’oro sono rimasti altamente resilienti, supportati da diversi fattori come i rischi geopolitici e gli acquisti delle banche centrali. “Quest’anno abbiamo appena visto l’oro raggiungere livelli record poiché, al di là dei rischi geopolitici, i tassi reali e il dollaro USA potrebbero perdere terreno nella speranza che le principali banche centrali, in particolare la Federal Reserve, inizino a tagliare i tassi. Poiché i rendimenti reali e il dollaro USA hanno una relazione inversa con l’oro, i tassi di interesse più bassi dovrebbero abbassare il costo opportunità dell’oro e quindi aumentare la redditività degli investimenti in esso”, osserva.
Il vento a favore della transizione energetica
Sul lungo periodo, le materie prime su cui puntareil rame e l’uranio, il principale combustibile dell’energia nucleare. Secondo l’esperta infatti sono tra le più esposte al mega trend della transizione energetica. “La domanda annuale di rame dovrebbe raddoppiare entro il 2030 a causa della domanda proveniente dall'energia pulita, poiché il rame è considerato uno dei materiali fondamentali per la rete elettrica rinnovabile e per l'infrastruttura dei veicoli elettrici, in quanto possiede la più alta conduttività di tutti i metalli non preziosi”, dice Caselli. “Molti governi hanno fatto annunci per sostenere gli investimenti nel solare e nei veicoli elettrici. Ad esempio, l'Inflation Reduction Act statunitense del 2022 ha previsto crediti per l'acquisto di veicoli elettrici. Se tutto va secondo i piani, entro il 2030 il 50% di tutte le nuove auto vendute negli Stati Uniti sarà di tipo elettrico. Le auto elettriche utilizzano una quantità di rame che è più del doppio rispetto alle auto con motore a combustione interna. Ciò conferisce al rame una forte propensione alla crescita”, analizza.
Uranio
Anche l’energia nucleare è fondamentale per la transizione energetica. “È infatti tra i metodi più puliti di produzione di energia elettrica, a livello di emissioni di gas a effetto serra, e ha un margine sufficiente per avere un impatto e ridurre le emissioni globali, considerando che più di un terzo di esse deriva dall'elettricità”, dice Caselli. “Globalmente, molti governi hanno infatti riconosciuto il ruolo vitale dell'energia nucleare come fonte di energia pulita: al recente COP28 oltre 20 nazioni hanno annunciato la loro intenzione di voler triplicare la loro capacità di energia nucleare, per raggiungere emissioni net-zero entro il 2050”, argomenta.
Inoltre, l’esperta ravvisa un cambiamento nel sentimento del mercato nei confronti dell’energia nucleare, che sta perdendo il suo stigma grazie ai progressi nella tecnologia e nella sicurezza. “Il nucleare e il suo combustibile principale, l’uranio, sono sempre più visti come combustibili di transizione a basse emissioni in grado di generare energia su larga scala in modo economicamente vantaggioso. Pertanto, l’energia nucleare è vitale per la sicurezza energetica e le aspirazioni di zero emissioni nette”, dice Caselli. “Il punto principale per quanto riguarda la sicurezza energetica è che il nucleare è più affidabile di altre fonti poiché funziona a pieno regime per oltre il 90% del tempo. Al contrario, le interruzioni intermittenti rendono difficile per le energie rinnovabili funzionare come unico fornitore del fabbisogno energetico di una nazione”, argomenta. “Secondo recenti proiezioni, entro il 2040 la richiesta di uranio raddoppierà rispetto a quella attuale, il che significa che anche l’estrazione e la lavorazione dovranno essere raddoppiate”, dice.
Rame
Il rame è una materia prima fondamentale utilizzata come input in molti settori e prodotti come l'edilizia, la generazione e la trasmissione di energia, la produzione di prodotti elettronici e la produzione di macchinari industriali e veicoli da trasporto. “Le caratteristiche del rame implicano che la sua domanda è strettamente legata ai cicli economici, all'industrializzazione e alla transizione energetica”, dice Caselli. “La Cina è il più grande consumatore al mondo di rame, e il modo in cui la Cina si riprenderà è un fattore chiave, ma per materiali critici come il rame, gli scenari di transizione energetica supportano un superciclo che va oltre gli andamenti economici della Cina e anche al di là dei fattori macro a breve termine”, spiega l’analista.
Terre rare
La crescente adozione di tecnologie rivoluzionarie, come le tecnologie pulite e digitali, sta aiutando il mondo a migliorare la produttività, rallentare il cambiamento climatico e connettere le persone. Gli ingredienti, i principali input di queste tecnologie sono materiali, minerali e metalli critici. “La maggior parte delle tecnologie in cui vengono utilizzati materiali di questo tipo sono legate al cambiamento climatico; pertanto, è molto importante considerare le politiche dei governi in questo ambito quando si valutano le loro prospettive”, dichiara Caselli. “Il consensus che emerge da diversi studi è che anche nello scenario più conservativo di transizione energetica, il livello della domanda dei materiali critici dovrebbe raddoppiare entro il 2040”, dice. “Le proprietà fluorescenti, conduttive e magnetiche delle terre rare le rendono componenti essenziali in oltre 200 applicazioni e prodotti, comprese le rivoluzionarie tecnologie digitali e pulite come i veicoli elettrici (EV), la robotica e le turbine eoliche”, continua. “Man mano che queste tecnologie diventano più diffuse, prevediamo che la domanda di terre rare aumenterà in modo significativo”, conclude.