Due sorprese economiche potrebbero condizionare le prospettive del debito emergente

Ricardo Adrogué, Barings
Immagine concessa (Barings)

CONTRIBUTO a cura di Ricardo Adrogué, head of Global Sovereign Debt and Currencies di Barings. Contenuto sponsorizzato da Barings.

La solida performance dell'economia statunitense e la rapida attenuazione dell'inflazione globale, due sviluppi economici sorprendenti registrati dall'inizio del 2023, avranno probabilmente effetti positivi sul debito dei mercati emergenti fino al 2024 inoltrato.

Fattori d'impulso per i mercati emergenti

Nel secondo trimestre di quest'anno, la crescita del PIL reale degli Stati Uniti ha accelerato, portandosi al 2,4% su base annua dal 2,0% del primo trimestre[1]. A titolo di confronto, nello stesso periodo, la ripresa della Cina ha subito una battuta d'arresto e l'Eurozona ha evidenziato un'espansione dello 0,3% appena, un dato che lascia perplessi se si considerano le ricadute inferiori al previsto della guerra russo-ucraina sui prezzi dell'energia[2]. Ipotizzando che gli Stati Uniti continuino a trainare l'attività economica globale nel breve termine, l'America Centrale, i Caraibi e naturalmente il Messico saranno probabilmente i maggiori beneficiari del vigore statunitense, che dovrebbe giovare anche ad altre economie emergenti, con ripercussioni favorevoli sul debito sovrano e societario di queste regioni.

Ancora più influente, forse, è l'inattesa attenuazione dell'inflazione globale. Non è escluso che questa cessi di costituire un problema già all'inizio del 2024. Soprattutto, a metà del 2023, l'inflazione annua nei mercati emergenti era inferiore all'inflazione media dei paesi sviluppati[3].

Le banche centrali dei mercati emergenti, in primis quelle di Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ungheria, Uruguay, Cile e Brasile, hanno già iniziato a ridurre i tassi d'interesse. Non ci sarebbe da meravigliarsi se quasi tutte le altre banche centrali dei paesi emergenti facessero altrettanto entro la fine dell'anno, seguite poco dopo da quelle dei mercati sviluppati.

Alla vigilia di questo cambiamento, le economie emergenti possono vantare una solida situazione dei conti pubblici, avendo gestito efficacemente le pressioni inflazionistiche e le conseguenti sfide sociali del recente passato ed evitato in genere di adottare politiche populiste insostenibili. In risposta al Covid, infatti, i paesi emergenti hanno in gran parte perseguito politiche monetarie più rigorose e politiche fiscali più prudenti rispetto agli omologhi sviluppati. Di conseguenza, l'inflazione delle economie emergenti ha finito per convergere verso quella dei mercati sviluppati, e il loro stock di debito in percentuale del PIL è tornato sui livelli pre-pandemia, con una dipendenza relativamente contenuta dai risparmi esteri. Nonostante alcune situazioni di insolvenza e sofferenza citate dai giornali, la stragrande maggioranza dell'asset class del debito emergente ha rating investment grade e BB e si presenta molto solida.

Opportunità nel debito emergente

Per quanto riguarda il debito sovrano dei mercati emergenti, il probabile andamento del dollaro statunitense e dei tassi d'interesse locali dovrebbe costituire un fattore d'impulso per gli emittenti di obbligazioni in valuta forte ad alto rating. I paesi con istituzioni solide, quadri di policy stabili e uno zoccolo di consenso politico e sociale riguardo alla stabilità macroeconomica dovrebbero registrare le migliori performance. In Brasile, Cile, Colombia e Perù, ad esempio, questa triplice combinazione si è dimostrata favorevole agli investitori obbligazionari, nonostante tali paesi siano guidati da presidenti di centro-sinistra. Di questa stessa combinazione dovrebbero beneficiare anche paesi come l'Albania e la Serbia, che presentano istituzioni e politiche stabili in virtù della loro appartenenza all'Unione europea o del loro status di paesi in via di adesione.

Quanto al debito societario dei mercati emergenti, l'ipotesi diffusa secondo cui l'aumento dei costi di finanziamento comporterebbe un alto livello di insolvenze si rivelerà probabilmente errata se le banche centrali dei mercati sviluppati inizieranno a ridurre i tassi all'inizio del prossimo anno. In effetti, con il miglioramento del quadro economico e la decelerazione dell'inflazione, gli emittenti societari dei mercati emergenti hanno incrementato le operazioni che includono richiami, offerte di riacquisto e rimborsi. Di conseguenza, il numero di emittenti high yield in grado di rinnovare, rimborsare e/o rifinanziare i propri debiti è maggiore di quanto previsto in precedenza. Altrettanto importanti sono i prezzi delle materie prime, in calo su base annua ma ancora superiori ai livelli del passato[4]. La recente diminuzione dei prezzi ha inciso negativamente sui ricavi dei produttori di commodity, ma altre imprese dei mercati emergenti hanno beneficiato della flessione dei costi di produzione.

Grazie alla spinta proveniente dal vigore dell'economia statunitense, dalla rapida diminuzione dell'inflazione e dalla riduzione dei tassi, le prospettive per il debito emergente sono positive.

1 Fonte: U.S. Bureau of Economic Analysis. Al 30 giugno 2023.

2 Fonte: Eurostat. Al 30 giugno 2023.

3 Fonte: S&P Global Market Intelligence. All'11 agosto 2023.

4 Fonte: Bloomberg. Al 31 agosto 2023.


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