L’incertezza apre a nuove opportunità nel credito bancario europeo

David Stanley, notizia (T. Rowe Price)
Immagine concessa (T. Rowe Price)

CONTRIBUTO a cura di David Stanley, portfolio manager della strategia Euro Corporate Bond di T. Rowe Price. Contenuto sponsorizzato da T. Rowe Price.

Il settore del credito bancario europeo ha attraversato un periodo difficile quest’anno. L’acquisizione d’emergenza da parte di UBS del Credit Suisse*, con l’azzeramento delle sue obbligazioni additional tier 1 (AT1), ha scosso la fiducia degli investitori. Dall’altra parte dell’Atlantico si sono verificati i ben noti fallimenti di diverse banche regionali. I titoli finanziari europei hanno quindi sottoperformato altri settori dell’universo investment grade. Tuttavia, il settore rimane solido dal punto di vista dei fondamentali e riteniamo che le valutazioni più basse significhino semplicemente maggiori opportunità per gli investitori.

Differenza fra gli option-adjusted spread dei titoli finanziari e non finanziari 

Dal 3 gennaio al 31 maggio 2023. 
Indice = Bloomberg Euro Aggregate—Corporate Bond. 
Fonte: Bloomberg Finance L.P. 

Un fattore chiave che ha determinato la sottoperformance è la convinzione che le banche europee presentino rischi simili a quelli delle banche regionali statunitensi. Questo non è vero innanzitutto perché l’Europa ha un mercato bancario molto più concentrato rispetto agli Stati Uniti, dove ci sono più di 4.000 banche[1]. I mercati con un minor numero di banche sono meno esposti alla fuga dei depositi, poiché ci sono meno opzioni verso cui spostarsi.

In secondo luogo, l’Europa è formata un insieme di mercati bancari nazionali diversi e, all’interno di ciascuno di essi, tendono a dominare i campioni nazionali. Il loro business mix e la loro base di depositi sono in genere ampi, mentre le banche regionali statunitensi tendono a concentrarsi maggiormente su un particolare settore. In terzo luogo, l’Europa è soggetta a una regolamentazione più severa rispetto alle banche regionali statunitensi. In Europa, ad esempio, tutte le banche devono avere una riserva di liquidità in grado di coprire i deflussi di depositi. Negli Stati Uniti, invece, solo le maggiori sei banche sono soggette a tale requisito. Un’altra differenza riguarda il rischio di tasso d’interesse: l’Europa ha adottato una normativa in virtù della quale le banche europee si impegnano maggiormente nella copertura dei tassi d’interesse.

Opportunità fra le banche islandesi, spagnole e le assicurazioni 

Ci sono diverse banche islandesi che riteniamo interessanti in questo momento. In generale, hanno posizioni solide in termini di capitale e liquidità e pensiamo che quest’anno dovrebbero beneficiare di una solida crescita economica grazie alla ripresa del turismo. Attualmente offrono un interessante spread pick-up rispetto a emittenti analoghi e solo una flessione significativa dell’economia potrebbe portare a un’ulteriore volatilità degli spread.

Guardando all’Europa meridionale, le banche spagnole sono da tempo nel nostro radar come una proposta interessante. Il settore in Spagna è altamente concentrato e riteniamo che dovrebbe beneficiare di un’ampia quota di mutui immobiliari a tasso variabile. Le nuove emissioni hanno offerto rendimenti interessanti, anche se le recenti operazioni sono arrivate sul mercato con concessioni di prezzo limitate. La chiave per le banche spagnole è ora quella di confermare la loro relativa capacità difensiva su base storica, poiché beneficiano di una struttura di mercato sottostante più solida.

In un contesto di tassi in aumento, le compagnie assicurative sono tipicamente un beneficiario netto. Poiché ci aspettiamo una limitata necessità di emettere debito nella seconda metà dell’anno, le compagnie assicurative rappresentano un’opportunità più difensiva per generare un buon rendimento, con l’ulteriore vantaggio di un minore impatto di una Bce più restrittiva.

Non mancano, tuttavia, le aree di rischio come il settore immobiliare commerciale. Quest’ultimo ha già sofferto, come è evidente dagli spread creditizi più su livelli high yield che investment grade, ma ci aspettiamo ancora un’ondata di declassamenti, che metteranno ulteriormente sotto pressione il settore.

*I titoli identificati sono menzionati a solo scopo informativo e non rapprsentano una raccomandazione di investimento

[1] Fonte: FDIC, al 31 maggio 2023


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