Il portfolio manager della società individua una serie di punti fermi che guideranno l'investimento sostenibile nei prossimi mesi. A partire dalle novità emerse in occasione di Cop28, passando per le infrastrutture, i green bond e la normativa.
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La finanza sostenibile ha fronteggiato un’evoluzione intensa negli ultimi anni. L’applicazione di SFDR, il Regolamento UE sulla trasparenza delle informazioni di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, è stato un punto di svolta importante in Europa, e in oltre due anni e mezzo da quel 10 marzo 2021 “l’universo degli investimenti ESG continua a crescere e a diversificarsi, tendenza che riteniamo sia destinata a protrarsi per tutto il 2024 e oltre”, afferma Riccardo Valeri, portfolio manager di Kairos Partners SGR. Secondo l’esperto infatti, “anche in un contesto di mercato incerto, gli investitori continuano a manifestare interesse verso prodotti finanziari sostenibili, consapevoli da un lato dell’impatto che le loro scelte hanno sull’ambiente e sulla società e, dall’altro, della necessità di ricercare soluzioni di investimento, in linea con i loro valori, che tengano conto dei fattori ambientali, sociali e di buona governance”. Da qui l’individuazione di una serie di driver che guideranno l’investimento sostenibile anche nei prossimi mesi. A partire dalle novità emerse in occasione della 28esima Conferenza delle Parti (Cop28) che si è tenuta fra il 30 novembre e il 13 dicembre 2023 a Dubai, momento in cui è emersa, con forza la necessità (che Valeri definisce “urgente”) di “un’azione climatica condivisa ed efficace”.
Cop28, un punto di svolta
Il riferimento dell’esperto va all’accordo “storico” che prevede “la transizione fuori dai combustibili fossili (invece del termine phase out, ovvero uscita, richiesto dai Paesi più ambiziosi ma rifiutato dai produttori di idrocarburi) e di accelerare tale azione in questo decennio cruciale, al fine di raggiungere le emissioni nette zero nel 2050, seguendo i dettami della scienza del clima”. Da qui uno dei temi che si sono rincorsi più spesso nelle ultime settimane dell’anno, relativo a quella che ormai da più parti è definita come “finanza di transizione”. Gli investitori, prosegue Valeri “sono sempre più consapevoli dei rischi finanziari e reputazionali associati agli investimenti in queste energie non rinnovabili. Di conseguenza, si sta intensificando il processo di riallocazione dei capitali in settori più sostenibili”. Mentre appunto le energie rinnovabili sono state tra le tematiche più sensibili in occasione del vertice mondiale di Dubai, “un settore primario in forte crescita che è oggetto di investimenti sempre maggiori, soprattutto per lo sviluppo di energia solare, eolica e idroelettrica. Oltre che offrire evidenti benefici ambientali (contribuendo a mitigare il cambiamento climatico), queste fonti di energia pulita stanno acquisendo maggiore competitività in termini economici, supportate anche da incentivi governativi in tutto il mondo”, sostiene i fund manager.
Infrastrutture sostenibili
In parallelo, poi, Valeri nota come stia “esponenzialmente maturando la consapevolezza circa la necessità di investire in infrastrutture sostenibili, che includono edifici green, sistemi di trasporto ecocompatibili e progetti urbani ad alta efficienza energetica”. E si assiste anche a una crescente sensibilità anche lato ingegneria e innovazione al servizio della sostenibilità. Questo, afferma, “rappresenta un passo essenziale per ridurre l’impronta di carbonio, migliorare la resilienza economica contro gli impatti del cambiamento climatico e, allo stesso tempo, favorire lo sviluppo di un tessuto territoriale più accessibile, inclusivo e integrato”.
Green bond
Altro driver richiamato da Valeri sono le obbligazioni verdi, che “continuano a offrire vie di finanziamento dirette per progetti sostenibili. Più in generale – rimarca –, l’integrazione di tutti i parametri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle decisioni di investimento è diventata la norma”.
Normativa
Su tutto la forte spinta impressa dalla normativa (nel nostro caso, comunitaria). Qui l’esperto cita una serie di regolamentazioni che mostreranno sempre più i loro effetti sull’attività delle entità interessate. In primis, l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) a gennaio 2023, “volta a incoraggiare la divulgazione e la trasparenza delle informazioni ESG da parte delle aziende quotate e delle istituzioni finanziarie"; a cui si aggiunge “la presentazione del Piano industriale Green Deal per migliorare la competitività dell’industria europea a zero emissioni e sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica”. Non solo, l’esperto richiama anche “il mandato negoziale sulla proposta di regolamento sui rating ESG con l’obiettivo di rafforzare l’affidabilità e la comparabilità dei rating” e, infine “la pubblicazione da parte della ESAs della revisione delle norme tecniche di regolamentazione (RTS), completando la revisione delle principali regole di divulgazione per i prodotti finanziari ai sensi di SFDR. Ciò ha consentito agli investitori di prendere decisioni sempre più informate e di valutare meglio l'impatto delle aziende sui temi ESG”.
I nodi da sciogliere
Restano tuttavia dei nodi da sciogliere. “Nonostante i progressi fatti, nel 2024 ci sono ancora sfide da affrontare per garantire una piena integrazione della finanza sostenibile nel sistema finanziario globale”, il riferimento (molto sentito dall’industria) va questioni “ancora aperte” come “la qualità dei dati ESG disponibili, la standardizzazione dei criteri ESG e la misurazione dell'impatto sostenibile degli investimenti”. In ultima battuta, afferma Valeri, “nel 2024 la lotta al greenwashing continua. Da una parte serve maggiore chiarezza regolatoria, ma dall’altra – conclude –servono anche maggiori controlli per evitare di vendere ai clienti prodotti che dichiarano di avere caratteristiche di sostenibilità che invece non hanno”.