Anima: le attese sul 2024? Guidate dal rallentamento di crescita e inflazione

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Oleg Laptev (Unsplash)

Guardare al 2024 con la consapevolezza di cosa ha comportato, per i mercati finanziari, questo 2023. L’outlook di Anima SGR sul prossimo anno parte da due considerazioni macro legate alle “sorprese” riservate da crescita e inflazione nei 12 mesi che si concludono a dicembre. Fabio Fois, head of investment research & advisory, in occasione della conferenza stampa sulle prospettive della società per i prossimi trimestri, ricorda come nel 2023 “una crescita più alta delle attese” abbia “lasciato ‘sole’ le banche centrali nella lotta all’inflazione e, di conseguenza, le abbia spinte verso una politica monetaria più aggressiva”. Alla luce di queste considerazioni “per capire quale sia la svolta del quadro macro, e per le stime di portafoglio, ci dobbiamo chiedere se la crescita rallenterà. Ed eventualmente di quanto”.

Una recessione morbida

La prospettiva, pur con qualche differenza sui tempi, si concentra su un rallentamento e una “lieve” recessione su entrambe le sponde dell’Atlantico. I primi segnali di una contrazione dell’attività economica emergeranno “soltanto nel terzo trimestre dell’anno prossimo” per gli Stati Uniti, mentre “la contrazione dell’attività economica di -0,1% su base trimestrale registrata nel terzo trimestre conferma che l’economia dei Paesi dell’Area Euro potrebbe sperimentare una recessione tecnica tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024”, si legge nell’outlook diffuso dalla società. Fois parla di un “rallentamento sano”, il cui effetto “sgonfia gli eccessi e non si caratterizza come preludio a una recessione marcata, poiché ci sono delle forze (crescita, consumi e dati sul lavoro, ndr.) che sostengono economia Ue e Usa”. La Cina, invece, “manterrà un tasso di crescita inferiore al trend pre-pandemico” (intorno al 4,7%).  

Inflazione in calo

Sul fronte inflazione, l’allentamento registrato a livello globale nella seconda metà del 2023, dettato dal calo dei prezzi di energia e beni alimentari, dovrebbe proseguire (guidato, appunto, da queste due componenti). Nel dettaglio degli Stati Uniti, specificano gli analisti di Anima, “l’inflazione headline è calata dal 7,1% dell’ultimo trimestre del 2022 al 3,5% del terzo trimestre del 2023”. Lo scenario centrale, a oggi, prevede “un calo del CPI headline dal 3,5% di dicembre 2023 al 2,3% di dicembre 2024” (anche se eventuali rincari sui prezzi del greggio introdurrebbero rischi al rialzo). In zona euro le attese per il 2024 sono per un consolidamento del processo di disinflazione a livello headline, “seppure in misura inferiore rispetto al 2023”, mentre l’inflazione core che “si è dimostrata incredibilmente resiliente”, evidenzierà un rallentamento che gli esperti identificano come “lento e vischioso”. A fronte di questo andamento dell’indice dei prezzi al consumo, “le banche centrali potranno, pertanto, adottare un approccio meno aggressivo, fino al punto di iniziare a riflettere su tempistiche e modalità di allentamento della stretta monetaria”, sottolinea Fois.

Azionario, avanti con prudenza

L’allocazione di portafoglio per il 2024 risente delle promesse disattese (in termini di crescita e inflazione) rappresentate dal 2023 in cui “siamo entrati con una condizione di attesa di una recessione imminente in Usa e in Eruopa e con l’idea che questa situazione condizionasse già da subito l’atteggiamento delle banche centrali”, rimarca Filippo Di Naro, direttore investimenti di Anima, che adduce a queste attese l’ingresso “prudente” nell’equity nonostante il contesto dei primi mesi dell’anno abbia visto “una performance dei mercati obbligazionari positiva e quella dei mercati obbligazionari meno positiva di quanto ci si potesse aspettare”.

Per il 2024, l’outlook allocativo diffuso dalla società prevede, sull’azionario, un approccio bilanciato nei primi mesi dell’anno (dettato, appunto, dalle attese per un rallentamento della crescita), mentre “. Una volta intravisto il bottom degli indici, sarà opportuno aumentare nuovamente l’investimento in settori early cyclicals, quali finanziari e industriali, che tendono ad essere più penalizzati durante le fasi di correzione”.

La scommessa dei bond governativi

View costruttiva sull’obbligazionario dei Paesi sviluppati. “Arrivati alla fine del ciclo di rialzi, contano solo due variabili: il livello raggiunto dai tassi e la probabilità di una loro discesa. Entrambe queste considerazioni suggeriscono un sovrappeso sull’asset class”, sottolinea ancora Fois. Atteggiamento, in questo caso, più costruttivo sui Bund che sui Treasury e attese per una performance “moderatamente positiva dei BTP”. Sugli emergenti, dopo un primo semestre alla finestra (causa: un dollaro ancora “ben supportato dalla FED”), dopo giugno “l’approssimarsi del pivot della banca centrale americana dovrebbe contribuire a disegnare uno scenario più favorevole per l’asset class”.