Nella consueta view mensile, l’esperto sottolinea una crescita economica stabile negli Usa e segnali di fine del rallentamento in Eurozona. Banche centrali: atteso un primo taglio dei tassi nella seconda metà dell’anno.
L’inflazione continua ad attrarre l’attenzione degli analisti. Una riaccensione di interesse motivata dai dati Usa, “ma è più un rallentamento nella discesa piuttosto che un'inversione di tendenza, dal momento che il dato è ormai molto vicino agli obiettivi della banca Centrale”. Andrea Conti, responsabile macro research & product specialist di Eurizon, all’interno dell’appuntamento mensile The Globe in cui analizza lo scenario macro con cui si confrontano gli investitori, sottolinea come il dato sui prezzi al consumo, per quanto ancora presente, abbia ridotto la sua portata. Non solo, si assiste anche a una crescita economica stabile negli Usa e a segnali di fine del rallentamento in Eurozona dove, nello specifico, “l'inflazione alla produzione, cioè quella pagata dalle imprese, è negativa e questo permetterà all'inflazione al consumo di continuare a scendere anche se a un ritmo rallentato”, sottolinea l’esperto.
Primo taglio dei tassi? A giugno
In questo scenario, le banche centrali, pur mantenendo i tassi in territorio restrittivo lasciano trasparire i primi segnali relativi a un taglio, posticipato, comunque, rispetto alle attese dei mercati a fine 2023 (si prevendeva in alcuni casi un primo intervento già a marzo) in quanto oggi i future di mercato monetario attestano un primo ribasso (per Fed e Bce) a giugno. “Non si può escludere – si legge nell’analisi diffusa dalla società – che nell’immediato il riprezzamento in avanti possa proseguire, considerando la solidità dei dati macro, ma la stabilizzazione delle aspettative non dovrebbe essere lontana. Le riunioni di marzo, il 7 la Bce e il 20 la Fed, saranno importanti per orientare gli investitori in questo senso”.
Marzo si rivela poi un mese meno influenzato dall’impatto dei temi geopolitici, con l’ombra delle presidenziali americane ancora flebile e la “sorpresa” determinata da guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente e nel Mar Rosso che non sta avendo impatti sulle variabili macro.
Asset allocation
Quello descritto, è un contesto che Conti definisce “confortante” relativamente alla visione sul mercato obbligazionario. Sul fronte dei governativi “Lo scenario che combina stabilizzazione dell’inflazione e proseguimento del ciclo economico è riassunto anche dalla forma, invertita, delle curve dei tassi”. I forward indicano che tra un anno la curva sarà piatta, prosegue l'esperto, "e poi continuerà a scendere nella parte a breve, una volta operati i tagli dei tassi da parte delle banche centrali”. Lo stesso movimento è previsto per la curva europea con attese per un’inclinazione positiva verso la metà del 2025 “quando la normalizzazione dei tassi delle Banche Centrali sarà completata.”
Obbligazionario
L’idea che i tassi a breve e a medio termine siano interessanti sostiene la possibilità di “intercettare un flusso cedolare positivo, in questo momento superiore all'inflazione, e incassare guadagno in conto capitale con la futura discesa”, afferma Conti che indica come interessanti tutte le parti del mercato obbligazionario, anche con la possibilità di aggiungere un po’ di rischio con i mercati a spread, dal momento che il giudizio è positivo sulle obbligazioni Investment Grade, su High Yield e sui Mercati Emergenti.
Azionario
Giudizio positivo anche sui mercati azionari, che nelle ultime settimane hanno segnato nuovi massimi assoluti, tanto negli USA (indice S&P 500) quanto in Eurozona (indice Eurostoxx). “Nell’immediato il riprezzamento in avanti delle attese di ribasso dei tassi può frenare il movimento verso l’alto, considerando anche la rapidità della risalita da novembre a oggi, ma non sembra avere il potenziale di incidere in modo significativo sulla tendenza di fondo” si legge nell’analisi. Tuttavia, “i mercati azionari sono sostenuti sostanzialmente dall’allungamento delle aspettative del ciclo economico e dalla crescita degli utili”, conclude Conti che, a livello geografico, riporta la preferenza relativa della società per gli USA e per l’Europa.