ESG, Europa leader globale della svolta verde

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Noah Buscher, Unsplash

Interesse degli investitori, un regime normativo avanzato e la crescente domanda di consumatori e società. Questi sono i fattori chiave che hanno posto l’Europa all’avanguardia nell’innovazione ambientale, sociale e di governance (ESG). Infatti, secondo un’analisi di Tobias Mueller, portfolio manager di T. Rowe Price delle European Strategies tra cui si annovera il fondo con rating FundsPeople European Equity Fund, gli investitori europei sono stati i principali investitori in fondi ESG per oltre un decennio. “Negli ultimi tre anni, quasi tutti i flussi netti di investimento nella regione sono stati destinati a fondi con etichetta ESG: questi asset superano ora i 4 mila miliardi di dollari, pari a più di un terzo del totale dei fondi investiti”, osserva il gestore. Il secondo fattore è rappresentato dalla regolamentazione, un motore fondamentale dei principi e delle pratiche ESG. “Negli ultimi due anni, l’Unione Europea è diventata più influente, utilizzando la regolamentazione per riorientare i flussi di capitale e accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio, verde, competitiva e socialmente inclusiva, come dimostrano gli esempi della SFDR, dell’Agenda Fit for 55 o del REPowerEU”, continua l’esperto. Infine, la crescente importanza attribuita alla svolta ESG da consumatori e società. “Le persone chiedono un cambiamento radicale e incoraggiano l’adozione di pratiche e obiettivi economici più sostenibili per evitare danni catastrofici e duraturi al pianeta e al clima causati dall’attività umana”, dichiara Mueller. “Questa tendenza è evidente nella più grande economia europea, la Germania, ora guidata da un governo di coalizione che include il partito dei Verdi”, commenta.

L’evoluzione delle aziende

Le aziende europee non sono state immuni da queste pressioni al cambiamento: hanno dovuto evolversi man mano che i Paesi hanno iniziato a legiferare per avere aziende, economie e società più verdi. “Grazie ai fattori menzionati, le aziende europee sono oggi leader nell’adozione di criteri ESG nelle loro attività”, dice il gestore. “Lo vediamo anche nei dati concreti, evidenziati da un modello proprietario, il Responsible Investing Indicator Model (RIIM), che utilizziamo per valutare il profilo e la performance ESG di oltre 15.000 società in tutto il mondo”, continua. Il modello utilizza oltre 200 dati provenienti da una serie di fornitori e copre 22 categorie. “Nell’ambito del RIIM, le società europee ottengono punteggi migliori rispetto alle controparti di altre regioni in tutti gli 11 settori dell’MSCI”, rivela l’esperto. “L’Europa supera anche il resto del mondo in ciascuno dei tre pilastri ESG”, spiega.  “Inoltre, se si confrontano i principali benchmark azionari, l’Europa ha una percentuale più alta di società che ottengono il nostro miglior rating green rispetto a Stati Uniti, Australia e mercati emergenti”, evidenzia.

Alcuni nomi su cui puntare

In base a questa analisi, il gestore di Tobias Mueller identifica alcune aziende del Vecchio Continente con un vantaggio ESG. Il primo caso è Symrise, un’impresa tedesca produttrice di ingredienti, che ha stabilito un vantaggio competitivo duraturo creando catene di fornitura sostenibili e sicure. “È la cosiddetta backwards integration (integrazione a ritroso), ossia molto prima che fosse considerato importante”, spiega il portfolio manager. “Ad esempio, la vaniglia è un ingrediente chiave di alcune delle essenze e degli aromi prodotti da Symrise e viene prodotta per l’80% in una zona del Madagascar”, dice. “Dal 2006 Symrise opera in quella zona, collaborando direttamente con gli agricoltori e le comunità locali e sovvenzionando l’istruzione e l'assistenza sanitaria”, continua. “Di conseguenza, dopo che nel 2017 un ciclone ha devastato le piantagioni di vaniglia e ha fatto salire i prezzi, Symrise è stata una delle pochissime aziende del settore ad avere ancora accesso a questo ingrediente chiave”, afferma.

Anche Ashtead, una società di noleggio di attrezzature, dimostra perché integrare i fattori ESG è importante. “Noleggiare piuttosto che acquistare attrezzature per l’agricoltura, la pulizia e l’edilizia è un modo efficace per ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica”, dice Mueller. “Nel caso di Ashtead, la sostenibilità è importante perché ha spinto l’azienda ad aumentare il proprio mercato di riferimento e ad andare oltre le tradizionali attività di infrastrutture e costruzioni”, sottolinea.

Infine, ci sono aziende e industrie che beneficeranno del Green Deal dell’UE, che mira a rendere il patrimonio edilizio del blocco molto più efficiente dal punto di vista energetico. “Riteniamo che Rockwool International, azienda danese di materiali isolanti, sia un probabile beneficiario di questa ondata di sviluppo”, dice l’esperto di T. Rowe Price. L’azienda ricava circa il 50% del suo fatturato dalla ristrutturazione degli edifici, di cui circa il 70% generato in Europa. “Rockwool, che storicamente è cresciuta di circa il 5% all’anno nell’arco di 20 anni, è ben posizionata per aggiungere diverse centinaia di punti base di crescita annuale del topline nei prossimi anni”, afferma Mueller.

Un decennio positivo in vista

L’Europa è un pioniere delle iniziative ESG e di sostenibilità, che solo ora stanno diventando più importanti negli Stati Uniti e nella regione Asia-Pacifico. Negli ultimi anni le aziende hanno dovuto rispondere agli investitori, alle normative e alla società e, di conseguenza, conclude Mueller, “il Vecchio Continente sta diventando un Nuovo Mondo che sta producendo molti leader ESG”.