Il regolamento SFDR, il primo dei quattro pilastri dell’Action Plan Europeo per la Finanza Sostenibile, ha introdotto nuovi obblighi di disclosure ESG per gli operatori di mercato. Per essere conformi alla nuova normativa, asset manager e case prodotto dovranno adottare metodologie appropriate per integrare l’analisi dei parametri ESG nei processi di business e gestione del rischio, per poi comunicarle a clientela e mercato secondo regole standardizzate. Il cambiamento rappresenta una sfida per il mondo del risparmio, ma anche un valore aggiunto per costruire un rapporto di fiducia ancora più stretto con la clientela. Ma come analizzare la mole di informazioni di sostenibilità in arrivo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professionisti del risparmio nella seconda parte della tavola rotonda targata FundsPeople.
ESG, trasparenza a prova di analisi dei fund selector
La normativa in tema di sostenibilità prevede in maniera trasversale obblighi di trasparenza e reporting sia in capo alle aziende oggetto di investimento, che per gli investitori. Una disclosure più dettagliata sulle pratiche ESG può essere una risorsa anche per gli asset manager. “In linea con la normativa, ci stiamo impegnando affinché un vero e proprio look through sostenibile sia disponibile per tutte le nostre strategie”, commenta Silvia Mauri, senior Sales manager & head of Insurance Business Development, BNP Paribas Asset Management (BNPP AM). La società sponsorizza la Global Research Alliance for Sustainable Finance and Investment, che in un recente studio ha analizzato i dati relativi alla disclosure di società di oltre 25 Paesi, dal 2000 al 2017, per valutare se effettivamente una disclosure obbligatoria porti valore tangibile.
“Sono emersi effetti positivi anche dal punto di vista finanziario: l'accuratezza delle previsioni in termini di utili e di valutazioni di queste società è migliorata fortemente, perché si è dimostrato che nel momento in cui una società è obbligata a fornire comunicazioni dettagliate, migliora le proprie pratiche ESG e riduce i rischi relativi alle possibili perdite derivanti da eventi catastrofici ESG”, aggiunge Mauri secondo cui, quindi, “l'obbligo di disclosure si trasforma in valore aggiunto migliorando l’informazione sulla società anche per la valutazione dal punto di vista
strettamente finanziario”.
La trasparenza sul fronte della sostenibilità può portare valore anche dal punto di vista finanziario. Ma come si comportano i fund selector? “A livello di SGR abbiamo sviluppato un modello societario proprietario. Questo perché la maggior parte dei provider esterni produce un rating utilizzando l'analisi degli emittenti sottostante al portafoglio, quindi dà una fotografia che non necessariamente ha una correlazione con l'impegno di sostenibilità di un processo di investimento”, spiega Fabio Catalano, responsabile fund selection di BancoPosta Fondi SGR.
“Verifichiamo che la società di asset management sia iscritta al PRI e che almeno il 50% dei suoi AuM sia sviluppato perseguendo obiettivi di sostenibilità. Infine valutiamo la presenza di un team dedicato sulla sostenibilità. A livello di singola strategia, invece, non abbiamo integrato all'analisi finanziaria dei data point sostenibili, ma viene fatta un'analisi tramite un questionario qualitativo sulla tipologia di processo sostenibile e sulla sua profondità e poi viene dato un ranking solo sui best in class”, prosegue Catalano. Il risultato finale è una sorta di informativa sulle strategie best in class sostenibili: “A oggi privilegiamo questo rating sul processo e non l'analisi di portafoglio, che può essere un elemento derivante da un processo di investimento e non da un approccio sostenibile da parte del portfolio manager”, conclude Catalano.
2/4“Continuiamo ad adottare un processo che prevede l'analisi sia quantitativa che qualitativa su temi prettamente finanziari, in cui l’analisi dei fattori di sostenibilità si integra ancora da un punto di vista qualitativo. Per quanto riguarda il rating specifico ESG stiamo valutando una collaborazione con partner e provider esterni”, afferma Alessandra D'Elena, investment analyst di Eurovita. Un’analisi qualitativa comporta però anche dei rischi: “Un rating che fotografa la composizione di portafoglio non sempre soddisfa la finalità di capire qual è la strategia adottata della casa di gestione. Esempio estremo potrebbe essere anche, che un rating ottimale sia frutto di una coincidenza fortunata, e non vi sia, a monte, una volontà specifica di perseguire quegli obiettivi di sostenibilità in modo strutturato e finalizzato”, continua D’Elena.
Nel proprio processo di due diligence Eurovita cerca di individuare alcuni aspetti ritenuti significativi, dalla presenza di un team di ricerca e analisi dedicato all’ESG, all’applicazione degli obiettivi di sostenibilità su tutte le strategie dell’asset manager, alle attività di engagement poste in essere, alla presenza di reportistica e l’adesione a standard internazionali.
3/4Un team dedicato al mondo ESG sembra quindi essere per molti fund selector la carta vincente nella scelta dei migliori asset manager. “Solitamente la presenza di un team di analisi ESG dedicato è il” leading indicator” , che consente di stabilire se un prodotto può essere dichiarato sostenibile o meno”, commenta Francesco Margonari, senior director del team di Investment Advisory di Mediobanca SGR. “In primis cerchiamo quindi gli asset manager per noi più credibili da un punto di vista organizzativo in termini di analisi sostenibili e, successivamente, in funzione delle analisi finanziarie e qualitative che facciamo, costruiamo con loro una lista di strumenti consigliati che secondo noi sono da considerare sostenibili”, sottolinea Margonari ribadendo che “questo processo ci consente di rimanere flessibili ”.
Successivamente il nostro processo di analisi deve consente “di verificare la veridicità delle informazioni che riceviamo dagli asset manager per quanto riguarda la definizione di fondi articoli 8 e 9. Per procedere in tal senso ci siamo avvalsi di due provider esterni che ci permettono di valutare se un fondo all'interno del nostro universo investibile sia ritenuto 'laggard' secondo le valutazioni dei due providers. In termini pratici, se il prodotto individuato viene definito articolo 8 e 9 dall’asset manager e considerato sostenibile anche secondo le analisi dei due providers a cui ci appoggiamo, viene considerato sostenibile e investibile; nel caso vi siano informazioni discordanti tra le diverse fonti lo strumento viene al contrario escluso”, chiarisce Margonari.
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