Nella fase di selezione degli investimenti, tra i fattori ESG, qual è la componente che si osserva maggiormente? Questo uno degli interrogativi della seconda tappa di Torino del FundsPeople Selector Roadshow.
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Nella fase di selezione degli investimenti, tra i fattori ESG, qual è la componente che si osserva maggiormente? Questo uno degli interrogativi della seconda tappa di Torino del FundsPeople Selector Roadshow.
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Nell’era della transizione ecologica, le società hanno intrapreso un cammino a senso unico verso un rispetto sempre maggiore dei criteri ESG. Secondo i dati dell’osservatorio Sustainability Markets, nel 2023 il 92,5% delle società del Ftse Mib è arrivato ad avere un comitato di sostenibilità nel consiglio di amministrazione, una percentuale in netto aumento rispetto al 25% del 2013. Nella fase di selezione degli investimenti, tra i fattori ESG, qual è la componente che si osserva maggiormente? Il tema è stato affrontato nel corso della seconda tappa del FundsPeople Selector Roadshow organizzato da FundsPeople che si è tenuto il 29 febbraio a Torino. Secondo i fund selector e asset manager presenti all’incontro, avere una gestione aziendale responsabile, trasparente ed etica è molto rilevante nell’ambito dell’asset allocation.
“Quando si parla di sostenibilità non si fa riferimento solo all’ambiente, ma anche a questioni ugualmente importanti come quelle sociali e quelle relative alla buona governance”, spiega Francesca Colombo, head of ESG Analysis and Research Team di Etica SGR, facendo notare che si pone l’accento sul fattore “ambientale poiché è il problema più impellente”. In realtà, bisognerebbe considerare il fatto che “la governance è assolutamente alla base di tutto”, afferma l’esperta, specificando che “anche il regolatore europeo chiede di default prassi di buona governance, come trasparenza fiscale, remunerazioni adeguate e giusto trattamento dei dipendenti”. Per quanto riguarda poi le modalità di valutazione della governance, Colombo evidenzia che “uno degli elementi più rilevanti da osservare è l’attuazione delle politiche remunerative dei manager, elemento dirimente anche per capire il reale compimento dei piani industriali integrati con KPI di sostenibilità”.
1/7Arianna Magni, head of Institutional and International Business Development di Etica SGR, conferma l’importanza della governance affermando che è molto utile inserire anche questa componente all’interno del processo di risk management. Come spiega l’esperta, “ c’è omogeneità tra i vari studi accademici sul rapporto tra ESG e rischi. Tutti concordano sul fatto che, se integro nel mio modello di gestione dei rischi finanziari anche elementi di natura extra finanziaria, riesco ad avere una valutazione del rischio migliore e più completa perché sono in grado di catturare alcuni aspetti che l’analisi tradizionale difficilmente riesce a intercettare”. Gli studi condotti da Etica SGR “hanno dimostrato, ad esempio, che i titoli che presentano un più alto profilo ESG hanno un andamento più stabile nel tempo e sono meno soggetti alla volatilità del mercato”, conclude.
2/7Tra i criteri ESG Andrea Daffara, portfolio manager di Banca Patrimoni Sella & C., ritiene che “la governance abbia un peso prevalente all’interno del giudizio complessivo dell’investimento. Proprio l’analisi di questa componente permette di creare valore aggiunto”. Nel dettaglio, spiega l’esperto, “per effettuare una valutazione sulla governance ci si basa non solo su parametri quantitativi che ci danno un’idea di quello che è avvenuto in passato, ma anche su un lavoro di tipo qualitativo che consente di avere una visione prospettica sugli obiettivi futuri delle società e sulla sostenibilità della strategia di business”. La ricerca di tipo qualitativo, come riferisce Daffara, si sostanzia “in un contatto quotidiano con il top management del gruppo preso in esame. Questo dialogo consente di capire se la governance è ben attrezzata per il compito di individuare e gestire internamente le maggiori criticità sul lato della sostenibilità, e quindi se ha gli strumenti giusti per assicurare una stabile generazione di valore nel tempo”. Un altro aspetto “fondamentale – prosegue Daffara – è giudicare la coerenza del management confrontando gli obiettivi dichiarati ex-ante con i risultati effettivamente conseguiti”.
3/7Federico Mondonico, portfolio manager di BCC Risparmio & Previdenza, tiene a precisare che “la valutazione della governance è presente da sempre nell’ambito dell’analisi societaria fondamentale per lo stock picking, anche se oggi ha assunto ancora più rilievo nell’ambito della ricerca ESG”. In generale, l’importanza che il framework proprietario attribuisce alle tre componenti, ambiente sociale e governance, “dipende dal settore che si considera”, dichiara l’esperto, spiegando che “ad esempio l’aspetto ambientale assume un peso maggiore per il comparto dell’energia, mentre quello della governance è ragionevole pensare sia più rilevante per il settore bancario”. Per i Paesi in via di sviluppo Mondonico ritiene che “l’analisi della governance sia molto importante e che faccia la differenza poiché si riesce a capire come viene gestita l’azienda all'interno di una regolamentazione che non è al livello di quella dei mercati sviluppati e quindi si possono cogliere le potenziali opportunità di un’impresa nel lungo periodo”.
4/7Giulio Casuccio, portfolio manager di Fondaco SGR, ritiene che per ogni società sia “molto importante avere una buona governance e questo è un concetto risaputo da molto tempo, ancor prima che si parlasse si sostenibilità”. Fatta questa precisazione, l’esperto spiega che “tra i criteri ESG, il fattore governance è probabilmente l’elemento più direttamente collegato alla redditività dell’impresa e quindi è quello che gli investitori osservano con più attenzione. Inoltre, ad oggi ci sono già tante metriche a disposizione per la valutazione della governance di un’azienda. Una di queste, ad esempio, è legata alla verifica che gli interessi degli amministratori, e più in generale delle figure manageriali, siano allineati a quelli della società e degli investitori”. In generale, Casuccio ritiene che il fattore governance sia più semplice da valutare rispetto a quello ambientale e sociale.
5/7Il concetto dell’allineamento degli interessi è collegato anche alla remunerazione delle figure manageriali. Carlo Vedani, AD e gestore patrimoniale di Alicanto Capital SGR, si sofferma proprio sul tema “della remunerazione degli amministratori delegati” e su un aspetto che a suo avviso “viene affrontato ancora poco”. Vedani sottolinea che oggi indipendentemente dalla performance della società, “rispetto a 50 anni fa lo stipendio degli ad, soprattutto nelle aziende americane, ma anche nelle grandi imprese europee, è caratterizzato da una differenza abissale rispetto a quello che percepiscono in media i dipendenti”. Questo elemento, secondo il gestore patrimoniale, “è un aspetto che dovrebbe essere preso altamente in considerazione quando si parla di finanza etica”.
6/7Per quanto riguarda il futuro, Riccardo Cavallero, responsabile advisory di Banca del Piemonte, pensa che il tema della governance assumerà ancora più importanza. L’esperto spiega che attualmente “nell’attività quotidiana relativa alla selezione dei fondi e più in generale degli strumenti di investimento siamo un po’ tutti ‘schiavi’ della performance, mentre la tematica dei fattori ESG attiene più alla questione della qualità del prodotto. E quindi, spesso ci chiediamo se la valutazione degli aspetti ambientali, sociali e di governance, dovrebbe essere effettuata prima dell’analisi della performance o dopo”. Secondo Cavallero “il processo standard” di asset allocation “in futuro posizionerà a monte la valutazione dei fattori ESG, al fine di selezionare investimenti di qualità”.
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