Un punto di vista condiviso Laura Belotti, senior sales executive, Franklin Templeton. “All’interno delle nostre soluzioni sul cambiamento climatico i criteri finanziari sono molto simili a quelli utilizzati per i nostri prodotti tradizionali: è importante continuare a ottenere un rendimento per i nostri clienti e non stiamo cercando di ridurre l'enfasi sulle metriche finanziarie e sui rendimenti finanziari”, spiega Belotti. “Quando pensiamo ai criteri non finanziari, oggi possiamo utilizzare molti dati, sia che provengano direttamente dalle società, sia che provengano da fornitori esterni come MSCI ESG, Sustainalytics, CDP, ecc. Per le nostre soluzioni orientate al cambiamento climatico, ci concentriamo su due misure chiave dell'impatto ambientale. La prima è l'allineamento dei ricavi alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, che possiamo definire ‘ricavi verdi’. La tassonomia dell'UE è un tentativo di standardizzare questo aspetto tra le aziende e i settori. Il secondo è il livello di ‘emissioni evitate’ grazie all'utilizzo di una determinata tecnologia, come la sostituzione di combustibili fossili con energia rinnovabile o la sostituzione di veicoli tradizionali con veicoli elettrici. Vogliamo misurare questo aspetto, laddove possibile, per aiutarci a capire quali sono le aziende che hanno davvero un impatto significativo sull'ambiente e che quindi possono rappresentare interessanti opportunità di investimento”, prosegue l’esperta, che aggiunge: “Il nostro Templeton Global Climate Change presenta un approccio value, che ci consente un posizionamento geografico e settoriale molto diverso rispetto alla concorrenza. Abbiamo infatti una maggiore esposizione verso Europa e Asia e un sottopeso verso gli Stati Uniti, così come un sovrappeso su material e industrial e un sottopeso sull’IT”.
2/4