Gli over 65 al centro dell’analisi di Itinerari Previdenziali, nel Quaderno di Approfondimento sulla silver economy presentato a Roma. L’Italia, uno dei Paesi più longevi al mondo, deve rispondere alla sfida di un aumento delle aspettative di vita “in buona salute”.
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La silver economy guadagna spazi di analisi e riflessione nel mondo della finanza. La spinta di base, di tipo demografico, si impone nella definizione delle prospettive in termini sociali, lavorativi e assistenziali, andando a incidere (necessariamente) sulle evoluzioni politiche. “Il tema delle dinamiche demografiche sarà inevitabilmente al centro dell’agenda politica nei prossimi anni”, ha commentato Andrea Mandelli, vicepresidente Camera dei Deputati in apertura del convegno che si è tenuto ieri 30 giugno a Roma, presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, occasione per la presentazione dell’ultimo Quaderno di Approfondimento, “Silver Economy, una nuova grande economia”, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. La ricerca si è avvalsa degli esiti della survey “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”, somministrata a un campione di 5 mila over50, realizzata da Format Research per Itinerari Previdenziali e 50&Più, sistema associativo interamente dedicato al mondo della terza età. E a Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat, professore emerito in Bicocca e componente del Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali, il compito di tratteggiare lo spaccato emerso dall’inchiesta, su chi sono le figure che caratterizzano la silver economy.
Che cos’è la silver economy
Un primo approfondimento emerso nel corso dell’incontro capitolino ha riguardato il concetto di “silver economy”, indicata nel 2018 dalla Commissione UE, come il complesso di attività economiche rivolte specificatamente alla popolazione con 50 anni o più, che cessano parzialmente o totalmente l’attività lavorativa passando da uno stile di vita attivo a uno ‘differentemente attivo’. Concetto “attualizzato e ampliato” da Itinerari Previdenziali, che ha distinto tra loro tre grandi raggruppamenti di età (50-64, 65-74 e over 75) e indicato come “silver” quanti abbiano raggiunto i 65 anni. Un peso, quello assunto da questa entità economica, che in Italia oscilla tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro, una quota corrispondente al 20 o 30% del PIL 2020. “A distanza di qualche anno dallo studio della Commissione – ha commentato il presidente del Centro Studi e Ricerche Alberto Brambilla –, ora che peraltro la maggior parte dei Paesi dell’intera area OCSE ha fissato intorno ai 65 anni la soglia anagrafica del pensionamento, tenuto anche conto dell’ingresso sempre più tardivo nel mercato del lavoro (in Italia intorno ai 24 anni), considerare un’età ancora giovane come i 50 anni come ‘perimetro’ rischia di uniformare eccessivamente una popolazione, quella degli ultra 50enni, che al suo interno presenta in verità caratteristiche, necessità, disponibilità economiche e abitudini di consumo molto diverse sia in funzione dell’età anagrafica sia della condizione sociale, con particolare riferimento alla distinzione tra lavoratori attivi e pensionati”.
La platea italiana, la sfida della "presa in carico"
A fronte di 27,57 milioni di over 50, gli ultra65enni rappresentano il 23,81% della popolazione italiana (circa 14 milioni di persone di cui oltre la metà donne), percentuale destinata a crescere, secondo le proiezioni Istat, al 30% nel 2035 e al 35% nel 2050. L’Italia si configura così come uno dei Paesi più longevi al mondo: nel 2019 la speranza di vita a 65 anni pari era di 19,7 anni per gli uomini e 22,9 per le donne, ben al di sopra della media europea. Qui entra in gioco però un altro fattore: se si considera l’aspettativa in buona salute, il target si riduce a 10,6 anni per gli uomini e 10,2 per le donne. “Un tema che caratterizzerà i prossimi anni è quello della prevenzione – ha commentato Brambilla –. Insieme all’incremento dell’aspettativa di vita occorre lavorare per un incremento dell’aspettativa di vita in buona salute. Questo genera nella società un insieme di nuovi bisogni, che potremmo definire come la presa in carico di queste persone in tutte le loro funzioni”. Presa in carico che tiene conto di una popolazione che, invecchiando, non potrà contare sul supporto della famiglia (data la riduzione della natalità) e al tempo stesso sarà caratterizzata da una condizione economica migliore e una capacità di spesa superiore a quella di altre fasce d’età (quella degli over 65 è l’unica classe anagrafica il cui rischio e il cui livello di povertà è diminuito nell’ultimo decennio). “A partire dai dati MEF e Banca di Italia, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali stima il patrimonio medio dei Silver in 292mila euro che, moltiplicati per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani. Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare”, si legge nello studio.
Le opportunità della silver economy
L’attuale valore di “spendibile netto annuo” dei silver italiani ammonta a 283,6 miliardi, secondo i calcoli del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, una patrimonializzazione destinata a crescere dal momento che “nei prossimi 20/25 anni, verrà in parte destinata ad ampliare i volumi dei consumi dei silver e in altra parte trasferita a figli o parenti oggi over 40, incrementando ulteriormente il valore complessivo della Silver Economy del nostro Paese”, ha ribadito Brambilla. Questa evoluzione comporterà ricadute importanti anche in termini occupazionali. Già oggi, sostengono gli studiosi, la silver economy genera un’occupazione pari a circa 4,6 milioni di lavoratori, coinvolgendo in particolar modo l’industria per l’abitare, la domotica e la mobilità, i settori dei servizi e del commercio, il mondo del risparmio gestito, delle SGR e delle banche, chiamato a costruire prodotti di investimento ad hoc, e il comparto assicurativo. “Non dobbiamo vedere la tendenza demografica soltanto come un problema ma prima di tutto come una risorsa”, ha commentato Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie intervenendo in chiusura di lavori. “Lo studio che ci è stato presentato oggi ci dà l’opportunità di farlo: la consistenza economica della silver economy è già un’opportunità. Una volta colmato il deficit di riflessione – ha concluso –, i numeri ci indicano la strada”.