Inflazione, siamo ancora lontani dalla normalizzazione

Alberto Tocchio News
Alberto Tocchio. Foto ceduta (Kairos)

CONTRIBUTO a cura di Alberto Tocchio, head of European Equity and Thematics, Kairos.

Il mese di agosto ha permesso ai mercati finanziari di tirare il fiato, dopo tanti mesi con segno negativo. La speranza di una ripresa però è durata poco perché Jerome Powell ha comunicato che i tassi di interesse continueranno a salire. Il messaggio è stato forte anche per la Bce. Come ha reagito il mercato negli Stati Uniti ed in Europa?

Il rally estivo è stato guidato da un posizionamento eccessivamente prudente, le posizioni corte su derivati e singoli titoli a giugno hanno raggiunto un valore enorme e questo ha collocato un rischio di rimbalzo contro il posizionamento consensus e così in effetti è stato, con l’aiuto anche dei fondi sistematici. Da metà agosto però la situazione si è nuovamente ribaltata. Ci troviamo oggi con un mercato che di fatto ha perso circa il 20% a livello azionario da inizio anno, e sta attraversando una fase molto complicata, con tutte le asset class in territorio negativo, escluso il dollaro che è salito del 14% ed il cash che non ha perso valore.

C'è da fare una considerazione: un portafoglio classico 60/40, quindi 60% obbligazionario e 40% azionario è ora in termini di performance quasi a -20% da inizio anno, ovvero il peggior anno dal 1936. I bond, intesi come Global Bond Index, hanno perso il 20% dal picco del 2021 e in Europa la situazione è anche peggiore perché hanno raggiunto -40%, a causa delle problematiche legate al rialzo dell’inflazione e l’invasione dell'Ucraina.

I tassi sono molto alti in Europa. In alcuni casi, come per esempio in UK sono i più alti degli ultimi 20 anni e il Mortgage trentennale americano è arrivato al 6%, livelli che sono raddoppiati da inizio anno, con conseguenze molto pesanti per i consumatori. Quindi per le banche centrali la priorità numero uno è oggi combattere l'inflazione, un’inflazione che di fatto non sta accennando a rallentare.

Se si parla di inflazione, è necessario distinguere tra quella europea e quella americana. Questo alla luce del fatto che in America abbiamo già assistito ad un picco nel mese di luglio, con i dati di agosto che di conseguenza hanno mostrato una leggera flessione. Altro elemento da tenere in considerazione è la componente energetica, che ha caratteristiche molto diverse tra Europa e Stati Uniti. A titolo esemplificativo, basti pensare che il gas è salito di 3 volte rispetto alla media degli ultimi 10 anni negli Stati Uniti, mentre in Europa siamo già ad un incremento di 30 volte. Un altro dato molto negativo sul fronte europeo, arriva dalla Germania, dove il prezzo del food è salito del 16.6% anno su anno. Per quanto riguarda l’Europa, è chiaro che si tratti di un’inflazione indotta che riguarda diversi fattori rischia di creare una situazione abbastanza insostenibile.

Qualcosa che invece ci accomuna con gli Stati Uniti, ma se ne parla ancora poco in Europa, ed è l'inflazione che grava sui costi dei salari. In America c'è piena occupazione, tutti i posti di lavoro persi durante la pandemia sono stati recuperati e i salari sono effettivamente saliti. In Europa, invece, il mercato del lavoro non è così in buone condizioni, ma stanno comunque iniziando diverse negoziazioni a seguito di scioperi e alla volontà di acquisire manodopera di qualità. Guardate ad esempio cosa è accaduto quest'estate per gli aeroporti europei: si sono dovuti ridurre i voli per mancanza di personale. Un'importante compagnia aerea tedesca il mese scorso ha dovuto offrire un incremento di quasi il 13% dei salari per trattenere la forza lavoro.

Per i prossimi mesi dobbiamo quindi aspettarci che l’inflazione nel breve termine rimanga sostenuta, ma questo aspetto il mercato non sempre ancora scontarlo. Non è solo un fattore di picco, ma di inflazione media. Si stanno sbloccando alcuni colli di bottiglia, diverse commodities sono scese, ma non è sufficiente. Siamo ancora lontani, se non lontanissimi, da un periodo di normalizzazione; quindi, sono molte le industrie in difficoltà in questo momento ed è necessario un intervento sia nazionale che europeo. Essendo l’inflazione il nemico numero uno, dal lato delle banche centrali siamo passati dal concetto di un fenomeno transitorio ad una battaglia contro l’inflazione, anche a costo di spingere verso la recessione.

Al di là dei rimbalzi tecnici credo che il focus dell’investitore debba essere cauto e prudente, non siamo ancora vicini ad un bottom su cui essere più fiduciosi, bisogna avere ancora pazienza.