Come aggiustare i portafogli in caso di azione decisa da parte delle banche centrali, a discapito della crescita economica? Le risposte dei partecipanti alla tavola rotonda di FundsPeople.
Per accedere a questo contenuto
Come aggiustare i portafogli in caso di azione decisa da parte delle banche centrali, a discapito della crescita economica? Le risposte dei partecipanti alla tavola rotonda di FundsPeople.
Per accedere a questo contenuto
La guerra in Ucraina e il conseguente impatto su inflazione e fiducia dei consumatori rischiano di soffocare la ripresa in atto e avvicinare il rischio di una stagflazione. In questo contesto, uno scenario poco favorevole è quello in cui le banche centrali, a causa della spirale inflazionistica, decidano di dare priorità alla stabilità dei prezzi, pagando il caro prezzo di un forte rallentamento della crescita economica, messa a dura prova dall’inasprimento delle sanzioni e dalle difficoltà di approvvigionamento degli idrocarburi. In tal caso quali asset class non dovranno mancare in portafoglio? È il tema su cui si è concentrata la seconda parte della tavola rotonda sulle migliori strategie di investimento in risposta al rialzo dell’inflazione e alle future mosse delle banche centrali.
Uno scenario di maggiore determinazione da parte dei banchieri centrali nei confronti dell’obiettivo di stabilità dei prezzi, comporterebbe un sicuro rallentamento della crescita. Quali asset tenere in portafoglio in questo caso? "Partirei dai metalli preziosi”, commenta Antonio Anniballe, portfolio manager di Fondaco SGR, secondo cui la correlazione negativa tra oro e tassi reali non deve spaventare in caso di condizioni finanziarie più restrittive, dal momento che i metalli preziosi costituiscono una buona copertura dall’inflazione, dal rischio geopolitico e da un eventuale “passo indietro” da parte delle banche centrali nei prossimi mesi. “Anche un paniere valutario composito può essere un’arma vincente in portafoglio, contro il deprezzamento dell'euro soprattutto. Un buon paniere potrebbe essere costituito da valute che sono più avanti sotto il profilo monetario (dollaro, sterlina) e valute rifugio a copertura degli scenari più deteriori (per esempio lo yen)”. Per quanto riguarda l'azionario, Cina e Giappone rappresentano una buona opportunità per “investire su mercati che da un lato sono oltre il periodo più difficile dell'aggiustamento monetario e fiscale e dall'altro non hanno ancora vissuto questo tipo di assestamento”, evidenzia Anniballe. “Sulle obbligazioni gli indicizzati sono una buona forma di copertura, tanto più interessanti quanto più ci si avvicina a tassi reali zero o positivi, condizione non in atto in questo momento ma che potrebbe esserlo tra qualche tempo. Per quanto riguarda le obbligazioni nominali è evidente che siano sfavorite in questo scenario, ma al tempo stesso direi che potrebbero tornare utili nella seconda metà dell'anno. Se il rallentamento dovesse essere forte, anche le obbligazioni nominali, sulla parte medio lunga della curva in particolare, potrebbero essere più interessanti”, conclude il portfolio manager.
1/4“Le performance che abbiamo da inizio anno sono quelle che contraddistinguono i periodi di stagflazione e l'unico scenario di esperimento naturale di questo tipo a cui possiamo rifarci è quello degli anni Settanta, afferma Antonio Ligori, responsabile Asset Allocation di Mediobanca SGR. “Si è verificato uno shock da offerta abbastanza simile, anche se oggi c’è la volontà da parte di alcuni player di mercato di far fronte alla carenza di materie prime. La situazione è quindi molto diversa dagli anni Settanta, quando sono stati completamente chiusi i rubinetti, con uno shock estremamente importante”, sottolinea. Guardando ai mercati, “dall'inizio dell'anno abbiamo visto una performance positiva delle materie prime, mercati come UK e Canada in rialzo e poi praticamente tutte le asset class in territorio negativo. Questo è ciò che tende a succedere durante la stagflazione, quindi la diversificazione è utile nella misura in cui funziona la correlazione negativa tra obbligazioni governative e asset class. Ma è chiaro che con un livello di tassi a zero se le banche centrali rialzassero i tassi di interesse, la situazione sarebbe più problematica”. Come agire per dare il giusto impulso ai portafogli? “Per i nostri portafogli tradizionali, siccome riteniamo questo scenario plausibile ma non probabile, manteniamo un atteggiamento più difensivo, sia dal punto di vista settoriale e di stile, sia geografico. Abbiamo invece messo a disposizione ad esempio dei nostri clienti private una linea di hedge rispetto all’inflazione di medio lungo termine che si differenzia per la presenza di asset classes reali. Per più della metà è costruita in ETF (che hanno il vantaggio della liquidità) che replicano materie prime, investimenti in real estate e alcuni indici azionari; il 40% circa investito in titoli inflation linked, che bilanciano il rialzo dei tassi reali. Non sono presenti invece bond governativi, commenta ancora Ligori.
2/4Uno scenario in cui le banche centrali sono costrette, anche a discapito della crescita economica, ad agire con decisione focalizzandosi sulla stabilità dei prezzi con repentini rialzi dei tassi d’interesse, è per Mauro Giangrande, head of Passive Sales EMEA South di Xtrackers, DWS Group, ancora poco probabile. “In un contesto di crescita dell’inflazione che va oltre le aspettative di medio periodo, la Bce si troverebbe in grande difficoltà. Un veloce rialzo dei tassi potrebbe infatti implicare un ulteriore colpo all'economia. In questo momento si tratta di uno scenario poco probabile, ma se dovesse verificarsi è chiaro che occorrerebbe posizionarsi su una strategia difensiva pura: in campo azionario, per esempio, una strategia 'minimum volatility' che cerchi il più possibile una combinazione di titoli tale per cui la volatilità del portafoglio sia la più bassa possibile. Ci sono alcuni Etf che replicano indici proprio con queste caratteristiche”, aggiunge Giangrande. “Un'altra strategia è rappresentata dai titoli di settori super difensivi, come le utilities e l’healthcare per esempio. Inoltre la gestione del fixed income si complicata e ridurre il più possibile duration e rischio credito rappresenta una delle poche strategie disponibili in questa asset class in un tale contesto. Gli inflation linked invece sono un qualcosa che generalmente protegge molto bene, insieme all'oro”, sottolinea il manager. “In generale quello che vale è una grande diversificazione: abbiamo visto che questo scenario, se mai dovesse verificarsi, probabilmente colpirà maggiormente l’Europa rispetto ad altri Paesi. Per cui la diversificazione è importante, anche a livello geografico. La Cina, ad esempio, è un paese con un ciclo economico diverso che potrebbe essere molto interessante, mentre gli Stati Uniti hanno il vantaggio di avere un'indipendenza energetica”, conclude Giangrande.
3/4Per Massimiliano Dell'Acqua, Responsabile Soluzioni di Investimento di Fideuram Asset Management SGR, la parola d'ordine in un simile scenario è "diversificazione". La preoccupazione principale delle banche centrali, in questo momento, “sembra essere il controllo dell'inflazione. Mi pare che Powell e Lagarde si siano ampiamente spesi in questa direzione. Per cui l'aumento dei tassi si farà, nonostante le difficoltà che comporterà a livello economico. Poi resta da capire dove ci si fermerà”, esordisce Dell’Acqua. “Dal nostro punto di vista, in questa situazione, nel decidere dove investire, la diversificazione è fondamentale, così come la selezione di titoli che presentano una stabilità nella generazione degli utili, bilanci solidi e multipli relativamente bassi”, spiega il manager. “Questo è l'atteggiamento che bisognerà avere nel futuro: cercare di individuare settori e società che hanno un pricing power, ovvero la capacità di trasferire l'aumento dei prezzi sul consumatore finale per generare stabilità degli utili”. Guardando alle singole asset class, per l’obbligazionario “gli inflation linked sono sicuramente titoli interessanti in uno scenario inflattivo. Un’alternativa per allontanarsi dai titoli obbligazionari tradizionali potrebbe anche essere rappresentata dai bond cinesi. La Cina è un'economia che presenta dei tassi più stabili, in questo momento non ha pressioni inflazionistiche, è diversificante, con una valuta che per ora si sta mantenendo stabile”, sottolinea Dell’Acqua ricordando che, in ogni caso, “bisognerà essere molto selettivi”.
4/4