I fund manager intervistati nel sondaggio di febbraio smettono di prevedere una recessione globale per la prima volta da aprile 2022. Liquidità drasticamente ridotta in favore di azioni Usa, tech e i “Magnifici 7”.
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Svanisce il rischio di recessione dalla radar dei gestori di fondi globali e il loro sentiment è il più ottimista degli ultimi due anni. È quanto emerge dal sondaggio mensile di BofA di febbraio, realizzato tra 249 professionisti con un patrimonio gestito totale di 656 miliardi di dollari. L’indagine sorprende per uno spiccato tono rialzista sulle prospettive dei mercati. Per la prima volta dall'aprile del 2022, gli investitori non prevedono una recessione nei prossimi dodici mesi, mentre l'ottimismo sulla crescita globale è il più alto dal febbraio 22. In base a questo scenario, l’indicatore del sentiment dei gestori, che BofA registra sui livelli di liquidità, sull'allocazione azionaria e le aspettative di crescita economica, è salito a 4,1 da 2,9 dal mese di gennaio.
Il catalizzatore di questo ottimismo è la previsione di un allentamento delle politiche monetarie nel corso dell’anno. Gli investitori si aspettano una riduzione dei tassi a breve termine (90%) e dell'inflazione (77%); solo il 4% si aspetta un aumento dei tassi a breve termine e solo il 7% un aumento dell'inflazione, mentre l'85% prevede un irripidimento della curva dei rendimenti. L’unica incognita che potrebbe complicare il quadro è la politica finanziaria, che il 46% dei gestori reputa "troppo stimolante". Per quanto riguarda la traiettoria dell'economia, 2/3 degli intervistati prevede un ‘atterraggio morbido’, 1/5 ‘nessun atterraggio’ e solo 1/10 un ‘atterraggio duro’.
Questo miglioramento delle prospettive macro e la riduzione della percezione del rischio si traduce in una riduzione dei livelli di liquidità nei portafogli. A febbraio la liquidità scende al 4,2% dal 4,8% di gennaio, con un calo di 55 punti base su base mensile. Gli esperti di BofA ricordano che nel passato cali di 50 punti percentuali su base mensile dei livelli di liquidità sono stati seguiti da un rialzo delle azioni di circa il 4% dopo 3 mesi. Rimangono però ancora dei rischi di coda nello scenario. I primi tre sono segnalati dai gestori sono: un’inflazione più alta (per il 27% degli intervistati) la geopolitica (24%) e un evento sistemico nel credito per il 16 per cento. In particolare, rispetto a quest’ultimo punto, il settore immobiliare commerciale statunitense occupa il primo posto come fonte più probabile di questo rischio.
Previsioni di allocazione
L'allocazione alle azioni statunitensi è la più alta dal novembre 2021. Secondo il 41% dei gestori il mercato azionario sarà guidato dalle azioni large cap growth, mentre nel settore tecnologico l’allocazione è la più alta dall’agosto 2020. Il tech è il settore più sovrappesato per la prima volta dal luglio 21 (sostituisce l'healthcare, che lo è stato dal marzo 22 allo scorso gennaio). Non stupisce quindi che la scommessa long sui titoli “Magnificent 7” (Nvidia, Tesla, Meta, Apple, Amazon, Microsoft e Alphabet), continui a essere la più affollata (per il 61% dei gestori), seguita da corto sull’azionario della Cina per il 25% dei gestori. Le prospettive complessive degli investitori su Pechino restano, infatti, negative: il 10% prevede un'economia cinese più debole, mentre l'immobiliare cinese è considerato tra le fonti più probabili per un evento di credito globale.
Le variazioni dell'allocazione dei portafogli dei gestor rispetto al mese precedente si sono orientate verso le telecomunicazioni, le azioni, il settore tecnologico e gli Stati Uniti. Mentre gli investitori hanno disinvestito da mercati emergenti, i REIT, beni di prima necessità e la liquidità. In termini assoluti, i gestori sono in sovrappeso su tecnologia, sanità, azioni, Stati Uniti, telecomunicazioni. Sono, invece, ribassisti su Regno Unito, REIT, utility, energia e banche.