La resilienza dei portafogli multi-asset: prospettive favorevoli nonostante le incertezze

Katy Thorneycroft J.P. Morgan AM
Katy Thorneycroft, immagine concessa (J.P. Morgan AM)

Per i portafogli multi-asset, nonostante la volatilità e i numerosi rischi dello scenario per la crescita in rallentamento, i tassi alti e i timori di un’inflazione più ostinata del previsto, le prospettive sono favorevoli. E lo sono principalmente per il ritorno di rendimenti interessanti nella parte a reddito fisso di questi portafogli. Ma anche in virtù delle performance attese per le azioni che, sebbene il rally degli ultimi mesi lasci presagire un possibile calo futuro dei rendimenti, queste potrebbero registrare un nuovo rimbalzo in concomitanza con l’allentamento dei tassi da parte delle banche centrali nel corso dell’anno. Questa è la view di Katy Thorneycroft, chief investment officer del Team Multi-Asset Solutions International di J.P. Morgan AM, intervistata da FundsPeople a margine di un recente incontro con gli investitori in Italia.

Il rischio di un’inflazione vischiosa

L’esperta ripercorre i cambiamenti del contesto macroeconomico negli ultimi due anni. Mutamenti che hanno dato luogo a un cambio di regime finanziario, decretando la fine di oltre un decennio di tassi bassi e inflazione inesistente. Ne è derivato un ambiente di mercato inedito, che ha avuto delle profonde implicazioni per i portafogli: “Il 2022 è stato impegnativo per i portafogli multi-asset che hanno sofferto molto. L’accelerazione delle dinamiche inflazionistiche ha rappresentato una vera e propria sfida sia per i mercati azionari che per quelli obbligazionari, che hanno registrato dei forti ribassi in parallelo”, spiega la professionista. “Inoltre, per contrastare l’inflazione le banche centrali hanno cominciato ad alzare i tassi in modo vertiginoso. Il 2022 è stato un anno di perdite indiscriminate per la maggior parte delle asset class. Infatti, se dovessimo soffermarci sul comparto che ha registrato le performance migliori, scopriremmo che è stato la liquidità”, analizza Thorneycroft.

Ma dopo questa tempesta perfetta, dal 2023 i portafogli multi-asset hanno cominciato a risalire le china: il rialzo dei tassi ha riportato i rendimenti nei bond, dopo che per più di un decennio erano stati prossimi allo zero. E l’inaspettata resilienza dell’economia alla stretta monetaria (in particolar modo di quella statunitense) ha decretato buoni rendimenti per l’azionario. Nel corso dell’anno via via i timori di recessione si sono affievoliti, mentre si è fatta più consistente l’eventualità di un atterraggio morbido, con l’inflazione che sta tornando lentamente verso i target delle banche centrali. Questo il contesto che si apre di fronte agli investitori oggi. “Il 2024 è un anno di transizione. Quando le banche centrali inizieranno a tagliare i tassi l'incertezza inizierà a diminuire”, dice l’esperta che però non nasconde un’incognita che potrebbe complicare i giochi: un’inflazione che accelera nuovamente o si dimostra più ostinata del previsto. “Gli Stati Uniti hanno beneficiato della crescita registrata negli ultimi 12-18 mesi che è stata superiore alle aspettative”, dichiara. “L'economia Usa è molto sana, ma pensiamo che rallenterà a causa dell'impatto dell'aumento dei tassi d’interesse, mentre l'inflazione scenderà gradualmente vicino all’obiettivo del 2% entro la fine dell'anno”, osserva l’esperta. “Ma gli Stati Uniti sono un'eccezione. L’Europa sta attraversando una fase più difficile per la crescita, così come il Regno Unito, anch’esso alle prese con una crescita debole. Sono molto buone, invece, le prospettive per il Giappone, per il contesto di reflazione che favorisce gli utili delle aziende”, dice Thorneycroft.

“In questo scenario il rischio maggiore per i portafogli potrebbe derivare da un’inflazione vischiosa. Ma in ogni caso non si tratta del nostro scenario di base”, continua Thorneycroft che aggiunge: “Ad ogni modo, anche se dovessimo trovarci di fronte a un'inflazione appiccicosa, non saremmo in presenza di un contesto così avverso come nel 2022. Questo perché il punto di partenza attuale dei tassi è molto più elevato rispetto ad allora, e fornisce un cuscinetto di protezione per i rendimenti dei bond”, analizza l’esperta. “Inoltre, l'ultimo miglio dell’inflazione non è un ambiente negativo per le azioni, in particolare per quelle società che hanno potere di difendere i margini alzando i prezzi. Per questo credo sia importante concentrarsi sulle aziende di qualità che possiedono questa capacità”, dice. “In tale scenario le obbligazioni potrebbero subire dei venti contrari, ma come dicevo, non credo possa ripetersi il crollo dei prezzi del 2022”, dichiara.

Global Balanced Fund

Da sei anni, Thorneycroft nel ruolo di portfolio manager gestisce assieme a Jonathan Cummings e Gareth Witcomb il JPMorgan Investment Funds Global Balanced Fund. La strategia, che ha ottenuto il rating FundsPeople 2024, è caratterizzata da un profilo di rischio bilanciato. L'approccio multi-asset combina l’asset allocation con l'analisi dettagliata bottom-up dei titoli in portafoglio, condotta dagli specialisti della piattaforma d'investimento globale di J.P. Morgan AM. La gestione delle strategie azionarie e obbligazionarie del portafoglio è attiva e si pone l'obiettivo della crescita del capitale nel lungo periodo avvalendosi anche dell'uso di strumenti derivati per garantire maggiore diversificazione e la capacità di adattarsi in modo tattico ai diversi contesti di mercato. La view sul multi-asset di Thorneycroft si riflette anche nel posizionamento del portafoglio del Global Balanced Fund. “Attualmente abbiamo un sovrappeso del 5% sulle azioni. L'attuale esposizione azionaria è di circa il 55% con una preferenza per le large cap e il Giappone, che continua a piacerci anche se abbiamo leggermente ridotto il sovrappeso. Deteniamo anche un piccolo sovrappeso sui mercati emergenti e nel Regno Unito. Nonostante le preoccupazioni per le prospettive economiche e politiche del Paese il mercato azionario britannico tende ad avvantaggiarsi quando la sterlina si indebolisce e ha caratteristiche difensive perché in definitiva nell’indice FTSE sono quotate ottime società globali”, spiega Thorneycroft. “Siamo posizionati tatticamente sulle azioni degli Stati Uniti, che restano interessanti nonostante i massimi raggiunti dall’S&P 500 le rendano molto care. Ma siamo altrettanto fiduciosi per la crescita degli utili delle aziende dell’indice”, dice. “Ci piacciono anche i mercati emergenti, la preferenza è per le economie orientate alla tecnologia come la Corea del Sud e Taiwan. La Cina rimane un mercato molto sfidante per la bassa fiducia nella ripresa economica del Paese. Ma un aspetto positivo di questo mercato sono le valutazioni a buon mercato”, prosegue. “Dal punto di vista teorico abbiamo una view positiva sul credito, ma non abbiamo ancora aggiunto questa componente nel portafoglio del fondo perché preferiamo spendere il nostro budget di rischio in azioni, sfruttando la loro maggior flessibilità”, evidenzia. “Per quanto riguarda i bond la preferenza è per i titoli di Stato e per la duration, in particolare del decennale Usa. Inoltre, ci piace il carry offerto dai titoli di Stato australiani. Deteniamo anche un piccolo sovrappeso e nei Gilt britannici. Abbiamo un piccolo sottopeso nei JGB del Giappone, perché in questo contesto di reflazione ci aspettiamo che ad un certo punto la Banca del Giappone esca dalla politica dei tassi di interesse negativi. Infine, siamo sottopesati anche sul Canada”, conclude.