Anima: ad aprile i mercati fanno i conti con le turbolenze del settore finanziario

Risiko
Ashkan Forouzani (Unsplash)

Ad aprile i mercati globali fanno i conti con un fattore di rischio in più, emerso con i casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse, e legato ai “rischi per la crescita derivanti dalla contrazione dell’accesso al canale del credito bancario, tanto maggiori quanto più le difficoltà del settore finanziario dovessero propagarsi”. Uno scenario diverso, in cui all’incertezza legata a una crescita “ancora resiliente” e “un’inflazione core che non rallenta” si sommano le turbolenze emerse in poche settimane nel settore finanziario. Da qui gli analisti di Anima SGR, nel consueto flash mensile, indicano un approccio costruttivo sulle obbligazioni governative core (in ottica difensiva) e prudente sull’azionario.

Lo scenario macro

Restano intatte, dunque, le attese per una fase di recessione per USA e area euro nel terzo e quarto trimestre dell’anno. Anzi, secondo gli esperti “la probabile stretta al credito bancario innescata dalle turbolenze del settore finanziario sembra allontanare decisamente i rischi di un ulteriore slittamento della recessione”. E soprattutto in area euro, dove la percentuale di asset finanziari riconducibili al settore bancario è pari al 48%, a fronte del 20% USA, “le conseguenze di medio periodo dell’instabilità finanziaria rischiano di essere più severe a causa del carattere fortemente banco-centrico dell’economia”. Intanto l’inflazione mantiene ancora la sua forza. I dati di febbraio sono superiori alle attese “sia nella componente core sia per i beni alimentari, tanto negli USA quanto in Area Euro”, ma “le tensioni registrate nel settore bancario dovrebbero essere sufficienti a compensare i rischi di rialzo a breve termine”, scrive Anima che mette in guardia sull’eventualità di una crisi sistemica per cui “si consoliderebbe un trend disinflazionistico, se non addirittura deflazionistico”.

Le banche centrali

L’insorgere di nuovi rischi ha un effetto anche sullo spazio di manovra delle banche centrali “per ulteriori, importanti, rialzi dei tassi”, e gli istituti “vedono quindi avvicinarsi il picco dei cicli restrittivi”. Nella riunione di marzo la Fed ha alzato i tassi di 25 pb “e ci attendiamo che faccia altrettanto tra maggio e giugno, per arrivare a un terminal rate al 5,0-5,25%”, scrivono gli esperti che indicano come “eccessive” le attese sui tagli dei tassi già quest’anno, “poiché l’inflazione core nel mondo dei servizi è ancora troppo elevata: per questo riteniamo che nel 2023 possiamo aspettarci tagli per soli 25 punti base”. In Area Euro, dove la BCE fronteggia un’inflazione core più resiliente e diffusa che Oltreoceano, e una crescita che, almeno nel brevissimo termine, sembra destinata a tenere, “ci attendiamo rialzi per 50 punti base entro giugno e non ne escludiamo un altro, di 25 punti, nella riunione di luglio. Di conseguenza, riteniamo ragionevole il terminal rate prezzato dal mercato, in area 3,5-3,75% fra giugno e luglio”.

Modifiche all’asset allocation

Alla luce dell’evoluzione del quadro macro Anima ho apportato alcuni cambiamenti all’asset allocation. Come anticipato, in ambito obbligazionario, il giudizio sui governativi core diventa positivo, “in coerenza con le aspettative sull’evoluzione di quadro macro e politiche monetarie, e in ottica di protezione rispetto allo sviluppo di scenari di coda”. Più cauto l’orientamento sui BTP “in virtù di un livello di spread piuttosto compresso”, mentre si mantiene l’approccio selettivo per i bond societari con preferenza per il comparto a più alto merito di credito, e “prudenza” sugli high yield.

Indicazione di sottopeso, invece, per la parte azionaria “alla luce del deterioramento del quadro macroeconomico fondamentale, con una preferenza per i mercati emergenti, nonostante l’aumento della volatilità. In termini di stili e settori, esprimiamo una preferenza per il quality rispetto al value, e continuiamo ad aumentare l’esposizione ai titoli difensivi”. Il focus sull’Italia vede un’approccio prudente dovuto al contesto di incertezza (“i casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse hanno aumentato sia le probabilità di recessione sia il premio al rischio sul settore finanziario”). Mentre per quanto riguarda il sovrappeso settoriale Anima cita “le utilities integrate, come le municipalizzate, i beni discrezionali, di cui è stato neutralizzato il sottopeso, e i titoli tech, per i quali è in corso una valutazione circa un possibile incremento rispetto all’attuale neutralità”. Giudizio negativo sulle società più indebitate e sugli industriali.