Credit Suisse e Svb, casi isolati o crisi sistemica delle banche? L’analisi dei gestori

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Bradyn Trollip, immagine concessa (Unsplash)

Continua il terremoto in atto nel settore bancario globale dopo la crisi di Credit Suisse, acquisita ieri in tempi brevissimi da parte UBS, e i fallimenti di Silicon Valley Bank e Signature Bank. Il principale timore è che non si tratti di casi isolati e che all’orizzonte ci siano nuove crisi. Le banche centrali sono corse ai ripari con l’annuncio di un'azione coordinata, e si sono dette pronte a fornire liquidità al sistema. Ma la situazione resta complessa per lo shock derivante dalla fusione lampo nel fine settimana tra i due principali istituti elvetici e la bancarotta delle banche regionali statunitensi delle scorse settimane, che gettano più di un'ombra sullo stato di salute generale del settore. E il timore è per una grande crisi come quella dei subprime del 2008.

Casi isolati o crisi del sistema?

“Se da un lato sembra sbagliato interpretare le recenti mosse delle banche statunitensi ed europee come i primi segnali di una grave crisi bancaria globale, dall'altro sarebbe probabilmente sbagliato considerarle come un caso isolato”, dice Paul O’Connor, head of the UK-based Multi-Asset Team di Janus Henderson. “Anche se non riteniamo che l'attuale contesto sia caratterizzato da uno stress insolitamente elevato per il sistema finanziario, si tratta comunque di un contesto con un elevato rischio ciclico e un elevato rischio idiosincratico. Dato che lo stress finanziario emerge solitamente in modo imprevedibile, gli investitori dovrebbero prepararsi ad altri shock e sorprese nei prossimi mesi”, spiega l’esperto.

Anche secondo Marco Vailati, responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda, le recenti difficoltà di istituti finanziari negli Stati Uniti e in Europa non rappresentano crisi sistemiche. “Negli Stati Uniti le banche fallite, Silicon Valley Bank e Signature Bank, non erano banche sistemiche ed erano sottoposte a controlli meno stringenti rispetto agli istituti maggiori”, dice. “Il dossier di Credit Suisse in Europa è diverso. La banca è sistemica e quindi con maggiori controlli. I suoi problemi non hanno origine adesso, ma sono stati accentuati dal recente deterioramento delle condizioni finanziarie”, argomenta.

Nonostante un decennio di regolamentazione finanziaria e un massiccio aumento dei requisiti patrimoniali, il sistema bancario rimane fortemente dipendente dalla fiducia degli operatori. In mancanza della quale, si deve ricorrere all’intervento pubblico”, aggiunge Francesco Castelli, responsabile Fixed Income Banor Capital evidenziando che il matrimonio tra UBS e Credit Suisse è stato favorito da un intervento pubblico del Governo svizzero che ha autorizzato una garanzia di liquidità di 100 miliardi per UBS a sostegno dell’operazione. Nitesh Shah, head of Commodities and Macroeconomic Research di WisdomTree pone l'accento sul fatto che quando la fiducia vacilla in una parte del settore bancario può facilmente diffondersi: "Tutte le banche, i detentori di depositi, i broker e gli istituti di credito con metriche deboli sono sotto il microscopio", afferma.

L'azione decisa dei policymaker nel fornire liquidità dove necessario è un elemento che tranquillizza O’Connor assieme al fatto che le crisi bancarie degli ultimi giorni riflettano più la debolezza dei modelli aziendali e un processo decisionale discutibile e isolato che non i problemi sistemici associati alla crisi dei subprime statunitensi e alla successiva crisi finanziaria dell'eurozona. Tuttavia secondo l’esperto di Janus Henderson “gli shock dei tassi d'interesse globali dell'ultimo anno circa stanno ancora agendo sull'economia globale e inevitabilmente causeranno ulteriori danni ai mercati bancari e del credito”, sottolinea. Per Antonio De Negri, CEO di Smart Bank questa ulteriore incertezza va a impattare le previsioni macroeconomiche per quest’anno. “La nostra aspettativa vede un incremento delle probabilità di recessione per gli Stati Uniti da 10 a 35 punti percentuali”, dice De Negri. “La principale ragione è che il 50% di tutti i prestiti personali e oltre l’80% dei mutui sugli immobili commerciali sono nelle mani di banche con attivi totali minori di 250 milioni di dollari”, argomenta.

Cosa aspettarsi dalle banche centrali

L'emergere di segnali di stress nel sistema bancario è un fattore che cambia le carte in tavola per la politica monetaria. “In un contesto di tale fragilità finanziaria, ci aspettiamo che le banche centrali diano sempre più priorità alla stabilità finanziaria accanto alla ricerca della stabilità dei prezzi”, afferma Paul O’Connor. “A più breve termine, è ragionevole credere che la Fed deciderà di eliminare uno degli imminenti aumenti di 25bps sui tassi. Se in realtà la situazione dovesse mostrarsi più grave del previsto si può prevedere uno stop totale all’aumento dei tassi”, afferma Antonio De Negri.

Gli investitori secondo Richard Flax, CIO di Moneyfarm, si aspettano ora che le banche centrali siano più caute nel rialzare i tassi d'interesse, per evitare di mettere sotto pressione il settore bancario, anche se l'inflazione rimane ben al di sopra del target. "L'attenzione si sposterà sulla Fed mercoledì e sulla BoE giovedì in vista delle prossime mosse sui tassi di interesse", dice Flax.

Crediamo che la lotta delle banche centrali all’inflazione continuerà, anche se con più moderazione, perché non c’è trade-off tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria, come ha detto ieri la Lagarde. Questo ci induce ad un atteggiamento cauto negli investimenti”, conclude Vailati.